Chimica verde a Porto Torres: “Girasoli importati, filiera agricola fallita”
In Sardegna, si sottolinea, “c’è un problema di irrigazione, un approvvigionamento idrico costoso”
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Il cardo doveva essere la nuova linfa per la filiera agricola e industriale della Sardegna, un modello capace di coniugare le esigenze delle imprese agricole del Nord dell’Isola con quelle di Matrìca, lo stabilimento della chimica verde nato 11 anni fa a Porto Torres, che con la trasformazione di oli vegetali in acidi mono e dicarbossilici ed esteri permette di ottenere prodotti chimici di elevata purezza commercializzati su scala mondiale, dalla cosmesi alle bioplastiche, dalla farmaceutica ai mangimi per animali.
Invece quella filiera è fallita miseramente, le materie prime sono importate e non coltivate in loco, il cardo cresce e si sviluppa solo grazie al sole e alla pioggia senza necessità di una grande risorsa idrica e quindi di irrigazione, ma è poco oleico. Così si è fatto ricorso alla produzione di girasoli, materia prima con alto contenuto di olio vegetale ma coltivato altrove, “perché c’è un problema di irrigazione in Sardegna, un approvvigionamento idrico costoso”, sottolineano i responsabili di Matrìca e Versalis. Il tema è stato oggetto del convegno intitolato "Le produzioni agricole per la chimica verde a Porto Torres" , un incontro organizzato dal Consorzio Industriale provinciale di Sassari a cui hanno preso parte il presidente del Cipss, Valerio Scanu, i docenti dell'Università di Sassari, Giuseppe Pulina e Luigi Ledda, i rappresentanti dello stabilimento Matrìca, delle associazioni degli agricoltori, di Camera di Commercio e delle associazioni di categoria e dei sindacati.
Durante l’incontro è emerso che il progetto di spremitura e raffinazione del prodotto chimico si svolge in altre sedi della Penisola. Per Luca Baraccani, responsabile Produzioni di Matrìca: “Il piano di produzione del cardo non è sostenibile in termini di quantità di resa di acido oleico e quindi di prodotti realizzati nell’impianto industriale”. Secondo il presidente del Consorzio, Scanu: “Le aspettative di dieci anni fa, quando nel 2011 fu sottoscritto il protocollo della chimica verde, erano di ben altre dimensioni”.