Si riunisce per la prima volta la commissione di allerta rapida sui prezzi della pasta, voluta dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, dopo i rincari di oltre il 17,5% nell'ultimo anno, registrati dall'Istat a marzo.

A partecipare tutti gli attori del settore del grano e della pasta, rappresentanti del governo, delle istituzioni e delle associazioni.

I prezzi sono ormai record in tutta Italia, oltre i 2 euro al chilo. A Cagliari l’alimento principe della cucina italiana, secondo Assoutenti, costa ben 2,40 euro al chilo.

Se a breve non ci sarà una forte discesa dei prezzi del piatto nazionale, i consumatori sono pronti persino allo “sciopero dello spaghetto”. «Non compreremo pasta per 15 giorni», ha minacciato al tavolo il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi.

Già adesso, secondo la relazione delle istituzioni tecniche e di statistica presenti al tavolo, Istat, Ismea e sistema camerale, ci sarebbero i primi, deboli, segnali di diminuzione di prezzo.

«Stiamo mettendo in campo tutte le misure possibili per evitare le possibili speculazioni. Non vogliamo fare polemiche - ha affermato Urso - ma occorre essere trasparenti».

Per il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, non c’è speculazione ma è «necessario lavorare insieme per rafforzare i contratti di filiera», con un monitoraggio fatto insieme alle associazioni dei consumatori. 

Secondo il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, «controlli serrati sull'etichettatura e più contratti di filiera tra agricoltori e industria, è quello che serve con urgenza, per salvare il grano e la pasta Made in Italy», mentre l'Unione Italiana Food minimizza il problema osservando che «seppur i costi rimanessero quelli attuali, non possiamo dimenticare che l'aggravio di spesa per persona all'anno sarebbe di circa 10 euro, ovvero il 16,5% in più su un prodotto che costa in media circa 1,07 euro al pacco».

Numeri contestati dalle associazioni dei consumatori. Codacons in primis

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata