L'inflazione «non è ancora vinta» e gli ultimi dati su prezzi e andamento dell'economia supportano l'annunciato nuovo aumento dei tassi, fino al 3,5%, previsto nella riunione della Banca centrale europea fissata al 16 marzo.

La presidente Christine Lagarde, in un'intervista ai media spagnoli, giudica «molto, molto probabile» la nuova stretta e non si sbilancia a proposito del quando Francoforte allenterà la presa. Il mercato, da Goldman Sachs a Bank of America, scommette su un rialzo dei tassi fino al 4% alla fine di quest'anno anche perché, negli otto mesi di sforzi, la Bce non è ancora riuscita a riportare l’inflazione sotto controllo.

Lagarde chiede, al tempo stesso, uno sforzo a banche e governi per mitigare gli impatti di prezzi ancora elevati e rate dei mutui variabili in decisa crescita.

IL NODO MUTUI – Il vero nodo dell’aumento dei tassi, destinato ad avere un profondo impatto anche nelle tasche degli italiani, è infatti proprio quello relativo ai mutui. E lo sforzo richiesto da Lagarde agli istituti di credito nel rinegoziare i mutui eviterebbe, secondo la presidente della Bce, di mettere in difficoltà i debitori e di dover poi iscrivere a bilancio i crediti deteriorati.
Va ricordato come le famiglie indebitate con mutui (fissi e variabili) in Italia sono pari a 3,5 milioni, in un contesto in cui il caro prezzi e i costi dell'energia hanno assottigliato i bilanci domestici. Scorrendo le tabelle della Banca d'Italia nel nostro paese si evince che il totale dello stock dei prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni a dicembre 2022 era pari a 953 milioni di euro per finanziamenti fino a 5 anni e di 426 miliardi per quelli oltre. I mutui a tasso variabile, e dunque quelli più sensibili alla variazione dei tassi, rappresentano la minoranza (il 40% a settembre 2022) e molti presentano un tetto massimo. Chi non ha voluto o potuto rinegoziare sta affrontando, però, un aumento del costo della rata pesante: per fare una stima, alla luce dell’incremento dei tassi di 50 punti base, la rata di un mutuo medio (140mila euro) a tasso variabile sottoscritto a inizio dello scorso anno (gennaio 2022) potrebbe salire nei prossimi mesi di quasi 35 euro rispetto ad oggi. In poco più di dodici mesi, quindi, il mutuatario si troverebbe a pagare una rata mensile più pesante di 197 euro, vale a dire circa il 43% in più rispetto a quella iniziale. Se la corsa dei tassi dovesse proseguire, guardando alle aspettative di mercato, si potrebbe arrivare a giugno 2023 con una rata del mutuatario di 255 euro in più rispetto a quella sottoscritta a gennaio 2022.

LE RICADUTE – Pesanti, ne consegue, le ricadute sul mercato immobiliare: se aumentano le rate dei mutui si comprano meno case e l’effetto è potenzialmente recessivo. C’è poi il tema delle imprese, per cui diventerà ancora più oneroso chiedere prestiti alle banche, un andamento che può tradursi in minori investimenti, ovvero meno crescita, e maggiore disoccupazione

(Unioneonline/v.l.)

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