«Transizione ecologica o devastazione ecologica?». È la domanda che risuona di continuo e turba le giornate del presidente dell’Isre Stefano Lavra. Il mondo della cultura scende in campo, non ha alcuna intenzione di restare indifferente a quell’inquietante «progetto di trasformazione del Creato», camuffato da pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Lavra puntualizza: «Abbiamo poco più di 1,6 milioni di abitanti, diversità paesaggistiche, le biodiversità sono preminenti. Perché si gioca alla devastazione ambientale con la scusa di una fantomatica transizione ecologica?». 

Lo sfogo

Quello di Stefano Lavra è un vero e proprio sfogo. Presidenza dell’Isre a parte, quest’uomo di Barbagia fa valere la sua passione per l’ecologia, suffragata da una laurea in Scienze forestali a Firenze e da 20 anni di direzione del Museo della foca monaca a Cala Gonone. Lavra s’interroga: «Si vuole veramente il bene della terra, dell'ambiente, delle comunità? Oppure si perseguono fini economici speculativi portati avanti da lobby di potere internazionali? Noi sardi dobbiamo soffermarci, riflettere». Il presidente dell’Isre prosegue: «Dopo le ferite ambientali, sociali ed economiche inferte dalle industrie in Sardegna, oggi si parla ancora una volta di atti predatori e dal sapore colonizzante che prevaricano la volontà delle singole comunità. Si sente parlare a sproposito di ecologia, la si usa per giustificare le peggiori nefandezze ai danni dell’ambiente e dei popoli». Lavra rincara: «I più non si chiedono da dove provengano le materie prime impiegate per realizzare pale eoliche e impianti fotovoltaici. Ebbene sì, in nome dell’ecologia oggi vengono devastate vaste aree in Africa (Costa d’Avorio, Niger, Congo, Algeria) e in sud America (Cile, Bolivia), distruggendo e inquinando l’ambiente ma soprattutto utilizzando gli schiavi del terzo millennio. Ovvero, bambini, donne e uomini sottopagati che vivono in condizioni disumane. Ma non finisce qui, infatti questi minerali estratti vengono poi utilizzati dalle industrie più inquinanti del pianeta che si trovano in Cina, India e Taiwan, con le due super potenze economiche, Cina e Stati Uniti, che si contendono il primato, perseguendo i loro fini e la loro agenda». 

Tappa finale

Il presidente dell’Isre, nonché docente di materie scientifiche all’Istituto Volta di Nuoro, aggiunge: «Una volta arrivati a destinazione, pale eoliche e pannelli fotovoltaici verranno installati in Sardegna devastando intere aree, eliminando la biodiversità, deturpando il paesaggio - sentenzia -. A poca distanza da siti archeologici, storici, culturali. La nostra civiltà verrà umiliata, mortificata: i monumenti megalitici precristiani, come menhir, dolmen, domus de janas, tombe dei giganti, pozzi sacri, villaggi e regge nuragiche, saranno solo un piccolo e insignificante corredo funebre a fronte dell'invasione dei “mostri” che domineranno il paesaggio». L’appello: «In tutte queste scelte i sardi sono stati estromessi, ma non possiamo passivamente sottometterci ai voleri di chi non conosce la Sardegna più autentica, quella vera, tradizionale. Grazia Deledda è stata la madre della Sardegna, cuore pulsante della cultura al centro del Mediterraneo, e ha saputo comunicare al mondo l’incanto della nostra terra. Questa è la via da seguire. Gli ecosistemi, il capitale umano e sociale, vanno tutelati dagli interessi economici e speculativi di pochi. L’Isola non può subire un danno irreparabile per queste scelte scellerate: non ha zone di serie A, B o C, non si può scegliere tra il mare e l’entroterra, tutto va valorizzato». Stefano Lavra conclude: «Dobbiamo preservare il più grande capitale collettivo. Questo sì, è il vero principio di sostenibilità da perseguire».

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