Chiamarlo assalto è limitativo. In realtà è uno spudorato piano di guerra eolica al mare di Sardegna, da nord a sud, da est ad ovest. Dal Golfo degli Angeli all’isola di Carloforte, dai faraglioni di Masua sino alla Costa Smeralda. Tutto segreto, come si conviene quando di mezzo c’è la Sardegna. Che le lobby del vento, in terra e in mare, stessero lavorando sottotraccia lo si era capito da tempo, ma le carte che emergono giorno dopo giorno dal sottobosco energetico lasciano comprendere che i signori delle pale eoliche non sono rimasti con le mani in mano, anzi.

Tutto in silenzio

Come se ci fosse una strategia silenziosa e premeditata nessun nuovo progetto è stato presentato nei canali ordinari e pubblici, quelli della valutazione ambientale e della fase di scoping, ma si è preferito perseguire la “camera caritatis” del ministero e di Terna. Il primo summit a porte chiuse si è svolto nelle stanze del dicastero più potente del terzo millennio. Con un bando senza alcuna valenza amministrativa i vertici della Transizione ecologica hanno catalogato sui mari della penisola la bellezza di ben 64 manifestazioni di interesse, di cui 55 da parte di imprese e associazioni di imprese. Sedici proposte sono già corredate da progetti per la realizzazione di specifici impianti offshore flottanti, da collocare, in sei casi, in acque oltre le 12 miglia. Il comunicato postumo del Ministero è enigmatico.

Chiromanti del vento

Sulle procedure che si intendono perseguire per dare il via libera alle pale in mare il testo della nota del palazzo dell’ambiente è per chiromanti: «I rappresentanti del Ministero hanno quindi preso atto con favore del generale clima di condivisione e collaborazione che sarà necessario per consentire la rapida definizione e approvazione dei progetti nel pieno rispetto delle istanze ambientali ai fini della loro realizzazione e messa in produzione al servizio della comunità nazionale». Di certo, nell’ordinamento italiano, non esiste una sola norma autorizzativa che contempli la “rapida definizione e approvazione” di progetti di tale portata. Il dicastero sta, dunque, pensando ad un blitz normativo che possa dare il via libera, senza troppi ostacoli, all’occupazione eolica del mare. Ora, però, oltre le mezze parole e le boutade senza impegno, emerge qualcosa di più che lascia trapelare una ciclopica operazione di accerchiamento dell’Isola di Sardegna. Un’azione non solo ideata, ma che si sta concretizzando con tanto di richieste di autorizzazione. Quello attivato è il canale di Terna, il braccio destro dell’Enel per la trasmissione elettrica. Chi vuota il sacco è Corrado Gadaleta, responsabile Sostenibilità ed Efficienza dei Piani di Terna. I numeri li mette nero su bianco in un report per pochi eletti per la costruzione di un parco eolico a Civitavecchia. Il contenuto è esplosivo. La mappa che pubblichiamo nella foto centrale, i cerchi in rosso sono i parchi eolici pianificati nel mare sardo, si commenta da sola.

Sardegna circondata

La Sardegna è letteralmente circondata da pale eoliche che occupano gli spazi marini direttamente sovrapposti alle principali rotte di navigazione. Il dato è aggiornato all’ultim’ora: in Sardegna sono state presentate richieste di connessione a mare per 4.339 megawatt di potenza. A ricevere la richiesta di connessione off-shore è proprio Terna, la società di Stato che punta alla realizzazione del più grande “guinzaglio” elettrico per la Sardegna, con un cavo di collegamento dalle coste sarde sino a quelle siciliane. Un’operazione studiata a tavolino dai poteri forti dell’energia che stanno pianificando la “colonizzazione” energetica della Sardegna, che non solo non avrà energia autonoma per le proprie esigenze, considerato che verranno chiuse le centrali principali, ma dovrà subire un’occupazione “militare”, sia del mare che delle montagne, per l’installazione di parchi eolici ad uso e consumo della Penisola. Il dato fornito da Terna, secondo il quale sarebbero state avanzate le richieste per la connessione di ben 12 parchi eolici a mare davanti alle coste della Sardegna, è sintomatico della calata eolica che si sta pianificando. Si tratta di ben 361 pale eoliche ciclopiche, grandi come quelle dell’impianto offshore progettato davanti all’Isola di Carloforte e i faraglioni di Masua. Ogni pala con potenza di 12 megawatt. Un “progetto spia”, presentato per verificare procedure e approcci alla grande invasione del mare. Il Ministero, infatti, ha espresso parere positivo per la fase preliminare alla valutazione di impatto ambientale. Non è un caso, infatti, che i signori della Ichnusa Wind, la società che ha avanzato quel primo progetto da 42 pale e 504 megawatt di potenza nel mare del Sulcis, abbiano preferito sondare il campo con una richiesta di “scoping”, ottenendo un via libera alla fase successiva, nonostante una miriade di prescrizioni. Da quel momento, però, nessun altro progetto è stato presentato in sede pubblica, ma si è preferito evidentemente procedere per le vie più sotterranee possibili partendo proprio con le richieste di connessione elettrica avanzate proprio a Terna.

Nomi coperti

Restano coperti i nomi dei signori del vento marino che hanno presentato la richiesta per attaccare la spina alla rete elettrica nazionale. Di certo si tratta di soggetti audaci che, senza conoscere niente di incentivi o procedure autorizzative, si sono precipitati a chiedere addirittura la connessione elettrica, passo successivo o quantomeno contestuale con la progettazione del parco eolico. Qui, invece, senza alcun timore, hanno spavaldamente chiesto l’allaccio del vento, dal mare verso la terra ferma. La regia è chiara: per sostenere l’esigenza di quel cavo-guinzaglio Sardegna – Sicilia, Terna ha bisogno che qualcuno si candidi ad intercettare il vento in mare chiedendone l’allaccio con la terra ferma. E’ chiaro che il piano per “colonizzare” la Sardegna con l’eolico a mare e a terra deve essere, dunque, supportato da altrettanti coraggiosi investitori che, in questa fase, però, hanno presentato solo richieste di collegamento senza avere alcuna certezza di procedure e, soprattutto, senza conoscere il reale ammontare degli incentivi che vorrebbero ricevere dallo Stato, o meglio dalle bollette dei cittadini.

I ben informati

Che qualche voce ben informata stia correndo tra i bookmakers, però, lo si capisce da un semplice dato: sino a dicembre 2020 le richieste di connessione eolica in mare erano in tutta Italia di 5.300 megawatt, da gennaio a fine agosto del 2021, invece, se ne sono aggiunte altre per 12.000 megawatt, il 220% in più rispetto all’anno precedente. Sempre secondo i segreti di Terna, sarebbero in fase di formalizzazione richieste per altri 8 mila megawatt. Insomma, sembrerebbe che ci sia una corsa spasmodica a presentare domande di collegamento di pale eoliche a mare con la terra ferma. Impossibile sapere se si tratta di avventurieri o di soggetti ben informati su incentivi miliardari in grado non solo di ripagare gli investimenti da mille e una notte, ma anche capaci di far guadagnare a piene mani i signori del vento pronti a ricevere copiosi regali di Stato per l’energia eolica sia terrestre che marina.

Vecchie conoscenze

In prima fila nel parterre della presentazione del progetto eolico a mare di Civitavecchia, dove le carte sono emerse in maniera inequivocabile, c’erano due vecchie conoscenze della Sardegna: Luigi Severini, già patron del progetto dell’impianto eolico off-shore di Carloforte e Alex Sorokin, il pianificatore delle mille pale eoliche nel mare della Sardegna. Sono loro che stanno ispirando questa folle scalata eolica al mare sardo.

Ai sardi la bolletta

Terna, con il via libera del Ministero della Transizione, del resto non vede l’ora di costruire il cavo-guinzaglio per far dipendere la Sardegna dalla Sicilia e regalare il vento sardo al resto del Paese. Ai sardi resterà solo la bolletta da pagare, sempre più cara.

(1.continua)

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