Ancora 5 mesi di tempo e poi per i 200 dipendenti dell'Aras (Associazione Regionale Allevatori Sardegna) - agronomi, veterinari, periti agrari, biologi, tecnici di laboratorio ed amministrativi - sarà concreto il rischio di licenziamento, entro il 31 dicembre prossimo.

A denunciarlo i segretari generali di Flai CGil e Fai Cisl, Anna Rita Poddesu e Bruno Olivieri, che specificano come "unica via d'uscita" sia "la modifica di un bando concorsuale a rischio legittimità costituzionale impugnato davanti al Tar Sardegna".

"Il percorso che porta alla perdita del posto di lavoro è stato ufficialmente tracciato - osservano - Da settembre 2018, l'Aras è stata posta in liquidazione a seguito di uno stato di sofferenza economica creato dal mancato riconoscimento da parte dell'Agenzia Laore, suo esclusivo committente, di ingenti somme inerenti alle attività di assistenza tecnica verso le aziende zootecniche, regolarmente svolte e rendicontate per gli anni 2014/2015/2016/2017. La gestione dell'Aras è affidata a due commissari liquidatori nominati dal Tribunale di Cagliari, con esercizio provvisorio autorizzato fino al 31/12/2020 e i commissari liquidatori hanno provveduto ad inviare ad ogni dipendente, nei termini previsti contrattualmente, la lettera di preavviso di licenziamento".

Anche se, sostengono i sindacati, "il rischio di fine immediata di Aras è solo sulla carta".

I lavoratori Aras chiedono di essere inquadrati all'interno dell'Agenzia Regionale Laore, ma per raggiungere questo "è necessario modificare l'attuale bando di concorso riservato, finito nelle aule del Tribunale Amministrativo Regionale, perché figlio di una norma giuridicamente debole, che ha aperto la strada a numerosi ricorsi per legittimità costituzionale".

(Unioneonline/v.l.)
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