"Riavviare Eurallumina non ha alcun senso. Esattamente come la dorsale per il metano. Non ci si rende conto che il mondo sta andando in un’altra direzione. Basterebbe osservare la Svezia, la Danimarca e, in generale, i Paesi nordici. La verità è che si continua a pensare a una crescita infinita in un mondo finito". Gianluigi Bacchetta, direttore dell’Orto botanico di Cagliari, docente di Educazione ambientale, non si nasconde. "Come si fa a pensare ancora all’uso di idrocarburi fossili in Sardegna? Un errore come lo è stato l’industrializzazione nell’Isola, che non ha insegnato nulla. Con l’aumento di tumori e leucemie in questo baratto ci hanno rimesso solo i sardi ai quali non è rimasto nemmeno il lavoro".

Non le pare che grazie a Greta Thunberg ci sia una maggiore sensibilizzazione sui temi ambientali?

"Certamente. Greta ha “attenzionato” su un problema che era sotto gli occhi di tutti. È dagli anni Settanta del secolo scorso che il problema è conosciuto. All’epoca un interessante studio del Mit (Massachussetts Institute of Technology), a cui era stato commissionato dal “Club di Roma”, aveva messo in luce una situazione totalmente fuori controllo in una ricerca, finita poi in un volume, intitolata "I limiti dello sviluppo'".

Si spieghi.

"Gli esperti sono partiti da cinque parametri, ovvero, popolazione mondiale, disponibilità di cibo, riserve e consumi, sviluppo industriale e inquinamento. Con l’utilizzo di modelli matematici e tenendo conto di migliaia di variabili, si è guardato a un periodo di 130 anni, sino al 2100. Ebbene, tutte le curve evolutive sono risultate esponenziali, cioè fuori controllo. Diciamo che Greta ci ha risvegliato".

Però, quasi mezzo secolo è trascorso inutilmente, non le pare?

"Speriamo non sia così. Di sicuro abbiamo studi più accurati che ci raccontano nei dettagli ciò che stiamo vivendo. Un esempio: il pianeta produce le risorse per il suo fabbisogno sino al 29 luglio, l’Italia fino al 15 maggio. Dopo queste date si va in riserva e si usa ciò che si è conservato per anni".

Perché succede?

"La causa principale è il riscaldamento globale che avrà degli effetti disastrosi sul pianeta e che porterà, inevitabilmente, seri problemi per l’uomo. E’ un fenomeno che ci riguarda direttamente, negarlo, come fa qualcuno nonostante l’evidenza, non servirà a nulla. E’ già stato dimostrato che molte colture a livello del mare dovranno subire una variazione altitudinale, dovranno essere spostate più in alto per sopravvivere. Per capirci meglio, si sta pensando di coltivare la vite e l’ulivo nei Paesi del nord Europa, dove oggi sarebbe impensabile".

Come interrompere questo processo?

"Occorrerebbe una riflessione da parte di tutti. In pochi hanno coscienza che il 98% delle biomasse è costituito da vegetali, quelli che alimentano e curano tutte le specie viventi del pianeta. La stragrande maggioranza dei farmaci prende spunto dai principi attivi dei vegetali ma nessuno lo considera. In Sardegna, però, negli ultimi 15 anni si è intrapresa una strada virtuosa".

Può indicarla?

"Basterebbero la legge sulle coste e quella forestale, due strumenti pianificatori importanti a cui bisogna dare seguito. Resta molto da fare, a cominciare dalla protezione della flora, dei funghi. Con Puglia e Sicilia siamo la sola regione a non avere una legge di tutela delle biodiversità. Non abbiamo un piano energetico in grado di rispondere alle esigenze attuali. Siamo in ritardo. Meglio, la politica è in ritardo mentre la società dimostra di essere decisamente più avanti. Il nodo sta proprio in questo".
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