La Sardegna, assieme alla Toscana, rischia di essere la regione italiana più esposta a «perdite milionarie» nella guerra commerciale che potrebbe aprirsi in concomitanza coi dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump.

A lanciare l’allarme rosso è uno studio presentato oggi da Cia-Agricoltori Italiani in occasione della decima Conferenza economica della confederazione a Roma.

Il rischio, avvertono gli agricoltori, «potrebbe essere enorme». L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto infatti del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024.

Dai dati Cia emerge, come detto, che la regione più esposta sarà la Sardegna (dove si produce oltre il 90% del Pecorino Romano Dop) il cui export agroalimentare finisce per il 49% negli Stati Uniti (e, giocoforza, ci finisce anche il 74% dell’export dei prodotti lattiero-caseari isolani).

Al secondo posto per maggior “esposizione” negli Usa figura la Toscana (28% del proprio export agroalimentare, con l’olio in pole position con il 42% e i vini con il 33% delle relative esportazioni). Ma negli Stati Uniti finisce anche il 58% dell’export di olio del Lazio, così come il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi e il 26% di quelle di vini campani.

«Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora», chiede il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini, che auspica un ruolo dell’Italia da capofila in Europa per aprire un negoziato con Trump. Questo perché, conclude Fini, l’Italia «ha più da perdere di altri», visto che gli Usa valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, su cui siamo primi in Europa con un divario molto ampio su Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%).

(Unioneonline/l.f.)

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