La situazione dei pagamenti PAC e PSR in Sardegna è ormai fuori controllo. A denunciarlo è il Centro Studi Agricoli, «da anni voce autonoma a difesa degli agricoltori sardi». Il CSA denuncia con forza in un comunicato stampa «una gestione disastrosa che rischia di compromettere irreversibilmente il futuro del comparto agricolo regionale. È tempo di dire le cose come stanno, senza mezzi termini: la Sardegna è sull’orlo del rischio di restituzione fondi come mai avvenuto nella sua storia. Dal 2020 la Sardegna», scrive il presidente del Centro Studi Agricoli, Tore Piana, «ha avviato il suo organismo pagatore Argea OP che da subito ha evidenziato criticità importanti: si pensi che per i primi controlli e per la formulazione degli elenchi delle aziende agricole che presentano annualmente domanda, Argea ha dovuto affidare a una società esterna nazionale che è la Leonardo Spa la gestione delle pratiche, pagando per il servizio milioni di euro all’anno, anziché gestire in forma autonoma, così anche il sistema di software che viene affittato da Agea nazionale. Anche qui dietro il pagamento di un canone di circa 1 milione all’anno. Tutto questo», aggiunge Piana, «rende Argea non autonoma e indipendente, causa di ritardi nella gestione dei pagamenti PA».

I pagamenti Pac – Sulla domanda unica 2023/2024, sul primo pilastro restano ancora da pagare 53 milioni entro il 30 giugno. «Siamo drammaticamente indietro rispetto alle altre regioni». Sul secondo pilastro da liquidare oltre 50 milioni di euro per misure chiave come benessere animale, biologico, indennità compensativa, difesa del suolo.

Emergenza fondi PSR 2014-2022: 843 milioni a rischio – Questa è la parte più allarmante della situazione: i fondi rientrano nella regola del “N+3”, e devono essere spesi o almeno impegnati entro il 31 dicembre 2025. Ad oggi, lo stato dell’arte è drammatico: oltre 100 milioni di euro rischiano di essere restituiti all’Ue per incapacità gestionale e colpevole ritardo. Si stanno decretando domande presentate nel 2017. «Un’assurdità, uno scandalo», sottolinea Piana.

«Dopo 11 anni dall’inizio del ciclo di programmazione 2024/2022 siamo di fronte a una débâcle amministrativa che, se non arginata immediatamente, porterà al disimpegno di fondi mai visto prima nella storia dell’autonomia sarda».

Proposte operative - «Abbiamo presentato una proposta di riorganizzazione delle agenzie agricole, ma – nella migliore delle ipotesi – sarà operativa fra 12 mesi, troppo tardi per evitare i disastri in corso. Non è solo Argea a portare il peso di questo disastro. Le responsabilità ricadono in egual misura sull’assessorato regionale all’Agricoltura. L’assessore Satta è colpevolmente tranquillo, mentre il comparto agricolo crolla sotto il peso dell’inefficienza». «A oggi», aggiunge Tore Piana, «nessuna azione concreta è stata messa in campo per: potenziare il personale di Argea, snellire le procedure, approvare pagamenti straordinari, accordi con professionisti esterni, formulare bandi chiari, semplificati e ben strutturati».

L’appello finale – «A nome di centinaia di agricoltori sardi, Il Centro Studi Agricoli denuncia il pericolo imminente di fallimento della programmazione agricola regionale, e con essa il crollo della fiducia nelle istituzioni sarde, la perdita di milioni di euro destinati allo sviluppo delle nostre campagne, il rischio concreto di disoccupazione e abbandono rurale. Se entro giugno e dicembre 2025 non si cambia rotta, la Sardegna dovrà restituire oltre 150 milioni di euro all’Unione europea. Questo», conclude Tore Piana, «è inaccettabile. Serve un cambio radicale oggi, non tra un anno».

(Unioneonline)

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