Il 2021 è stato il migliore degli ultimi vent’anni per l'agnello sardo, con un fatturato cresciuto del 9% rispetto all'anno precedente, quando i capi macellati erano stati di più.

Lo rivela il Primo Rapporto Trasparenza dell'agnello di Sardegna Igp presentato dal Consorzio di tutela (Contas), la cui filiera produce circa 4.500 tonnellate di carne all'anno e sviluppa un fatturato alla produzione di oltre 36 milioni di euro e al consumo di circa 68 milioni di euro.

Il prezzo pagato al pastore dal primo al 24 dicembre è aumentato rispetto agli stessi giorni del 2020 del 31%: è stato pari in media a 5,22 euro al chilo (peso vivo), con 362.140 agnelli macellati e un fatturato di 17.958.522 euro.

Nel 2020 il prezzo medio era stato, invece, di 3,98 euro al chilo, con 405.887 agnelli macellati e ricavi pari a 15.346.588 euro.

Dopo l'exploit delle prime tre settimane di dicembre, nell'ultima il prezzo è crollato del 47%, passando a 2,78 euro al chilo e registrando una perdita di fatturato sui 33.296 agnelli macellati (in quella settimana) di 751.490 euro. Il prezzo medio è passato da 49,6 euro ad agnello a 25,7 euro a causa del calo dei consumi dopo le feste natalizie. 

Per quanto riguarda le macellazioni avvenute 2021 si registra un calo di oltre il 6% del numero dei capi rispetto all'anno prima (1.030.635 del 2021 contro i 1.091.846 del 2020).

Nell’Isola la filiera del comparto è composta da oltre cinquemila aziende zootecniche distribuite su tutto il territorio regionale, a cui si aggiungono 35 imprese di macellazione e della distribuzione.

La provincia con il maggior numero di imprese è quella di Nuoro con il 32% dei soci (1.594 iscritti), a cui seguono Sassari con il 28% (1.425 aziende), Cagliari con il 21% (1045) e Oristano con il 19% (936).

All'interno del Consorzio si registra una buona presenza della componente femminile con 845 donne (17%). 

(Unioneonline/F)

© Riproduzione riservata