La pandemia era agli albori. I primi casi in Italia erano ancora circoscritti. L’alba del 2020, però, non sembrava di buon auspicio. In Sardegna, quando tutti già si preparavano alla calamità del secolo, c’era chi si preoccupava di metter in piedi una vera e propria impietosa macchina da guerra capace di raschiare sino in fondo le già povere tasche dei cittadini sardi. Un dispiegamento di mezzi senza precedenti per tentare il tutto e per tutto, pur di portare “a casa” un gruzzolo milionario in grado di tappare buchi, deficit e debiti della più imponente fabbrica d’acqua dell’Isola, Abbanoa. Da mettere sotto “torchio” erano proprio quei cittadini-utenti che, volenti o nolenti, pur di disporre del bene primario dell’acqua, dovevano avere a che fare proprio con la società delegata a gestire, in regime di monopolio, il servizio idrico integrato della Sardegna.

Due milioni di solleciti

È subito dopo il primo gennaio del 2020 che Abbanoa dispone l’attacco più deciso alle tasche dei propri utenti. L’Autorità Garante per la Concorrenza fotografa quella fase come una vera e propria alluvione di “raccomandate” che si riversano come una sassaiola nelle case dei sardi. Scrive il Garante: «Risulta infine che, successivamente al 1° gennaio 2020, la società ha inviato circa 1-2 milioni di solleciti di pagamento anch’essi privi di qualsiasi indicazione circa il fatto che gli stessi riguardavano bollette inclusive di importi – imprecisati - soggetti a prescrizione». Una valanga di solleciti di pagamento senza precedenti. A fronte di «1-2 milioni» di lettere inviate si pensi che gli utenti di Abbanoa sono 750 mila. Tutte missive funzionali a richiedere il pagamento di somme palesemente prescritte, non dovute, con l’indicazione di importi generici che finivano, però, per mettere il cittadino-utente spalle al muro. Non semplici lettere di invito a pagare “somme prescritte”, senza peraltro mai indicarle in chiaro, ma vere e proprie missive “cariche” di conseguenze che avrebbero indotto a subire “la pressione” anche al più strenuo oppositore di tante “aggressive” richieste. Abbanoa non si limitava a chiedere il pagamento di somme “scadute”, prescritte e non dovute, ma metteva nero su bianco la peggiore delle minacce: vi stacchiamo l’acqua se non pagate. L’Autorità garante “sequestra”, all’interno del procedimento contro Abbanoa, la missiva sott’accusa. Scriveva la società idrica sarda: «Al perdurare della morosità e al verificarsi delle condizioni previste, potrà essere eseguita trascorsi 40 giorni dal ricevimento di tale sollecito bonario la sospensione e disattivazione della fornitura». Dunque, ricostruisce il Garante, non solo Abbanoa chiedeva somme non dovute in quanto palesemente prescritte, ma, per ottenerne il pagamento, passava alle vie forti, preannunciando «la disattivazione» dell’erogazione dell’acqua. L’orologio svizzero dell’Autorità per la Concorrenza è stato puntuale come non mai. Domenica nell’inchiesta dell’Unione Sarda avevamo preannunciato l’imminente decisione firmata da Roberto Rustichelli, Presidente dell’Autorità Garante e dal Segretario Generale Guido Stazi.

Sentenza mazzata

Ieri mattina la “sentenza”: «L’Autorità decide di irrogare alla società Abbanoa S.p.A. una sanzione amministrativa pecuniaria di cinque milioni di euro». Non proprio una multa per divieto di sosta. Si tratta, infatti, di una delle più gravi e imponenti sanzioni mai elevate dall’Autorità, multa alla quale si deve sommare quella di quattro milioni di euro divenuta definitiva lo scorso anno. Una mazzata senza precedenti che mette a nudo un sistema che il relatore del provvedimento, il professor Michele Ainis, smonta pezzo per pezzo in una sentenza di 39 pagine, una vera e propria condanna del sistema perpetrato da Abbanoa contro i cittadini-utenti. L’accusa segnata in rosso nel provvedimento è esplicita: «La pratica commerciale posta in essere dalla società Abbanoa S.p.A., costituisce, per le ragioni e nei limiti esposti in motivazione, una pratica commerciale scorretta, e ne vieta la diffusione o continuazione». Non solo una “multa” record da pagare entro trenta giorni, ma anche l’obbligo di comunicare «all’Autorità, entro il termine di sessanta giorni dalla notifica del presente provvedimento, le iniziative assunte in ottemperanza alla diffida». La sanzione, per questo genere di abusi, poteva andare da 5 mila euro a 5 milioni di euro, l’Autorità ha deciso per l’importo più elevato, quello milionario. Una decisione che nel settore idrico non ha precedenti, se non quella già comminata, per ragioni simili, ad Abbanoa nel 2019 e confermata dai tribunali amministrativi lo scorso anno. E che alla base della decisione così pesante ci sia il “sistema” Abbanoa lo scrive la stessa Autority: «Sussiste, al contempo, una circostanza aggravante, in quanto Abbanoa è stata già destinataria di precedenti provvedimenti per violazione delle norme di cui al Codice del Consumo».

Il vizio

Si tratta, dunque, secondo l’Autorità, di un vero e proprio “sistema” reiterato, tutto proteso a costringere, con pratiche aggressive e scorrette, i cittadini-utenti a pagare anche quanto non solo non era dovuto, ma era palesemente persino illegittimo chiedere. I dati che emergono dall’istruttoria sono disarmanti. Anche quando gli utenti facevano notare, con comunicazioni formali di singoli cittadini sin da giugno 2021, e poi a settembre di Adiconsum, che quelle somme erano prescritte, Abbanoa ha continuato ad emettere fatture e solleciti di pagamento. Tutto questo nonostante ci fosse un obbligo in capo ai gestori del servizio idrico che gli imponeva di informare gli utenti sull’entrata in vigore nel settore idropotabile della prescrizione biennale. In pratica se le somme non erano state chieste correttamente e a tempo debito, dopo due anni, in base alle nuove norme, quelle somme erano da ritenersi a tutti gli effetti prescritte e come tali non potevano più essere richieste. C’è un motivo sulla quantificazione massima della sanzione che emerge in tutta evidenza dalla decisione dell’Autority. I responsabili di Abbanoa non si sono limitati a ignorare la prescrizione delle somme, ma hanno «sistematicamente rigettato l’eccezione di prescrizione in merito agli addebiti fatturati dopo il 1° gennaio 2020 e relativi a consumi idrici risalenti ad oltre due anni prima dalla fattura medesima». E la comunicazione dell’Antitrust è senza appello: «Questi comportamenti integrano una pratica commerciale scorretta in quanto contrari alla diligenza professionale e idonei a falsare in misura apprezzabile la condotta del consumatore in relazione, peraltro, ad un servizio di interesse primario». Per Abbanoa sono stati riscontrati «vari profili di illiceità, connotati da un significativo grado di offensività in ragione del mancato rispetto e/o per ostacolo all’esercizio dei principali diritti dei consumatori. Per questo motivo l’Autorità ha ritenuto di irrogare ad Abbanoa il massimo della sanzione prevista dal Codice del Consumo». Dagli atti di indagine emergono fatti di una gravità inaudita. A far data dal 1° gennaio 2020, Abbanoa «ha emesso complessivamente circa 10-20 mila bollette contenenti importi prescrittibili di cui circa 10-15 mila nell’anno 2020 e circa 1-5 mila nel primo quadrimestre 2021. Da un documento interno aziendale emerge che, nel periodo 1° gennaio 2020 – 21 febbraio 2020, Abbanoa ha inviato circa 1-5 mila fatture, con data di emissione antecedente al 31 dicembre 2019 e scadenza di pagamento successiva al 1° gennaio 2020, contenenti importi soggetti al regime di prescrizione biennale, senza specificare l’entità di detti importi».

Il Capodanno di Abbanoa

In pratica, secondo quanto scrive l’Autority, a febbraio 2020 venivano inviate bollette con una data di emissione precedente al 31 dicembre del 2019 e con scadenza il giorno dopo. Resta un elemento da chiarire: chi dovrà pagare questa multa? È evidente che le responsabilità sono chiare ed evidenti, e certamente queste imponenti somme necessarie per pagare queste sanzioni non potranno essere imputate di certo alle bollette dei cittadini. In questo caso dovrà essere la Corte dei Conti a chiamare in causa tutti i soggetti che si sono resi responsabili di queste condotte. E, intanto, l’estate nera di Abbanoa non sembra esser finita. Sono in arrivo, infatti, nuovi interventi dell’Autority, a partire dalla scelta delle società di recapito delle bollette, e persino nuove pesantissime sentenze giudiziarie sull’annosa vicenda dei conguagli pregressi 2005-2011.

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