Tutti nella vita abbiamo fatto i conti, prima o dopo, con l'ansia di dover prendere una decisione, soprattutto se importante. Ci siamo trovati di fronte al dilemma se cambiare casa o lavoro, intraprendere un certo tipo di studi oppure una professione. Oppure abbiamo dovuto scegliere se sposarci oppure no.

A volte, però, le ansie della scelta diventano troppe e troppo forti e impediscono alla fine di decidere. Di fronte alle scelte allora ci si blocca, ci si tormenta, ci si dibatte tra dubbi e paure, temendo di non essere in grado intraprendere la via giusta per noi. Queste continue esitazioni possono essere i segnali dietro i quali si nascondono malesseri profondi della psiche, malesseri che ci possono portare ad annegare nei dubbi anche di fronte a decisioni banali come comprare oppure no un paio di scarpe.

Nel suo ultimo libro "Vorrei e non vorrei"(Mondadori, 2019, pp. 156, anche e-book) la psicologa Gianna Schelotto parte da questi presupposti per raccontarci dieci casi che parlano di indugi, dubbi, rimpianti, esitazioni senza fine. Ricostruisce un mosaico dei dilemmi contemporanei, delle ansie e delle contraddizioni che ci affliggono nel momento in cui dondoliamo sull'altalena del "vorrei" e "non vorrei" ma "forse…". Ne esce un percorso esplorativo nei labirinti dell'indecisione alla ricerca di una possibile risposta alla domanda: "Perché è così difficile scegliere cosa è meglio per noi?". Già, perché? Lo chiediamo proprio a Gianna Schelotto:

"Perché la domanda che ci poniamo nel momento dell'indecisione non è quasi mai la domanda vera che dovremmo porci. Quando ci interroghiamo, infatti, dobbiamo fare i conti con molte insidie, cioè con la possibilità che la nostra risposta sia dettata dall'inconscio, dal timore, soprattutto dalla paura della libertà, dalla paura delle responsabilità. Decidere cosa è meglio è difficile perché apparentemente ci poniamo una domanda, ma le risposte possono derivare da trappole mentali di cui non siamo consapevoli".

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Che tipo di trappole mentali?

"Per esempio: mi sto arrovellando sul fatto che il mio compagno cambia città e io invece ho un ottimo lavoro dove già viviamo. Mi chiedo allora se voglio cambiare città e lavoro. Mi tormento in queste domande, però il vero quesito che mi dovrei porre è se voglio ancora vivere con il mio compagno, se voglio proseguire la nostra unione. Insomma, a volte ci poniamo delle domande in maniera artefatta, come se avessimo paura di arrivare alla radice delle questioni che dobbiamo affrontare. Questo ci fa perdere tempo e ci impedisce di arrivare a decisioni che ci facciano stare meglio".

Spostiamo i problemi all'esterno quando invece dovremmo guardare dentro di noi?

"Certo. E nel momento in cui diventiamo consapevoli che molte delle cose che ci disturbano nella vita, che ci danno dispiacere e insicurezza sono sì causate anche da situazioni esterne ma sono soprattutto il frutto dei nostri atteggiamenti, allora diventiamo più realistici: le domande diventano chiare e le risposte più facili".

Siamo diventati più indecisi rispetto al passato?

"Abbiamo più opzioni tra cui scegliere, le nostre case sono piene di oggetti, di abiti e le nostre vite sono ricche di progetti e desideri e scegliere è diventato più difficile. Poi c'è il dato di fatto dell'incertezza generale odierna, legata all'economia, alla politica. Pensiamo solo a quello che è successo ai grandi partiti politici di massa del Novecento. Qualche decennio fa ognuno aveva la sua formazione di riferimento e non cambiava mai la sua scelta, anche se il partito sbagliava. Oggi non è più così e questo genera comunque insicurezza e ansia".

Esiste una sana indecisione?

"No, i dubbi sono sani. Dubitare è sano e utile nel senso che il dubbio fluidifica i nostri pensieri. Il dubbio ci mette al sicuro rispetto ai pregiudizi, ai luoghi comuni. La vera indecisione invece è una sorta di ragnatela nella quale le persone si dibattono ma attraverso la quale si tengono lontane dalla libertà e dalle responsabilità. L'eterna indecisione è un rifugio che non ci aiuta a prendere coscienza dei veri problemi e a trovare un modo per risolverli".

Esistono dei campanelli d'allarme che ci possono far capire che la nostra indecisione sta diventando dannosa?

"Il segnale d'allarme suona quando l'indecisione si trasferisce su ogni cosa, quando si diventa così insicuri da entrare in crisi per le scelte più banali. In questo caso non solo non abbiamo più in pugno le nostre decisioni, ma neppure la nostra vita".
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