Ultima in ordine di tempo - ahinoi - è stata nientemeno che il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, che nel corso degli Stati Generali dell'alternanza scuola-lavoro si è fatta scappare un grossolano "più migliori" e, naturalmente, la rete non ha perdonato.

Il suo scivolone segue quelli di tanti altri colleghi più o meno noti della Camera e del Senato, che costantemente dimostrano quanto le regole della lingua italiana restino un'opinione.

E non è certo un buon esempio per le giovani generazioni, anche se in tempi di social network e commenti sfrenati a ogni minima dichiarazione nessuno scivolone passa inosservato. E la gogna della rete non risparmia nessuno, soprattutto se gli errori arrivano dagli scranni della politica.

Dominatori assoluti della classifica degli strafalcioni restano a pari merito il senatore Antonio Razzi, con fantasiosi neologismi e un uso personalissimo del congiuntivo, e l'onorevole grillino Davide Tripiedi, capace di far sbellicare l'aula di Montecitorio con il suo "Sarò breve e circonciso".

Bersagli continui dell'ironia in rete sono anche i rispettivi leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ("Alla sindaca Raggi la telefonerò") e della Lega Matteo Salvini ("Il migrante è un gerundio").

E si prosegue con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ("A me hanno imparato"), il grillino Airola ("Se vi trovereste", corretto poi con "Se ci troveressimo"), l'altro senatore Domenico Scilipoti alle prese con l'inglese ("Step child Associecion, adopzion, ..."), il leghista Eraldo Isidori ("Il carcere non è un villaggio turistico, si deve scontare la sua pena prescritta, che gli aspetta") e infine l'onorevole del Pd Sergio Boccaduri ("I cittadini hanno uscito il loro portafoglio").

Un elenco infinito che potrebbe naturalmente estendersi oltre i corridoi della politica, ammettendo che lo strafalcione può capitare a tutti, anche se, almeno dai nostri rappresentanti istituzionali, ci si aspetterebbe il buon esempio. E non solo in ambito linguistico.

(Unioneonline/b.m.)
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