Tutto comincia con l’apparizione di un cane, un cane magro, sbucato da chissà dove. Fatica a reggersi in piedi ma scappa appena scorge un anziano signore andargli vicino. Il vecchio è capitato da quelle parti per caso. Vive al limitare del bosco dove ha incontrato il cane ma non ci si avventura mai. Ora però l’uomo è deciso ad aiutare l’animale e decide di tornare sul luogo del loro primo incontro con una ciotola di cibo. L’appoggia sul prato e attende… attende senza spazientirsi fino a che il cane – che l’uomo, nel frattempo, ha chiamato Osso – non comincia ad avvicinarsi. A fare compagnia al vecchio durante le lunghe attese è la nipote Lucilla a cui il nonno racconta i suoi sogni. Sogni che permettono ai due di tornare indietro di migliaia di anni, al primo incontro non cruento tra uomo e lupo, e di riscoprire di che cosa sia fatto il nostro stare sulla Terra come uomini.

Comincia così Osso (Feltrinelli, 2021, Euro 15,20, pp. 128. Anche Ebook), un racconto semplice, ma intenso sulla natura più profonda dell’uomo e sul suo rapporto con il mondo che lo circonda. Un racconto che rappresenta l’esordio di Michele Serra nella narrativa per ragazzi. A Michele Serra chiediamo prima di tutto come è nata l’idea di cimentarsi in un libro rivolto espressamente a un pubblico Under 18: “L’editore mi ha chiesto se volessi scrivere qualcosa per la sua collana per ragazzi, Feltrinelli Kids. Non ci avevo mai pensato, mi è sempre sembrato un genere ‘difficile’, per un pubblico molto esigente, al quale devi dare sostanza, non altro. Mi ha poi convinto l’idea del libro illustrato, per me la prima esperienza. Una grande tentazione, il libro illustrato mi riportava alle prime letture, all’infanzia…”.

A questo proposito come è stato l'incontro con l'illustratore del libro, Alessandro Sanna? Cosa l'ha colpita delle sue illustrazioni?

“È stato un incontro bellissimo. Non ci conoscevamo. Gli mandavo le pagine a mano a mano che le scrivevo, lui mi mandava i disegni: per me era la prima volta che la scrittura, che è solo un lungo percorso di simboli stilizzati, diventava figura, sogno, colori, luce”.

Perché la scelta di scrivere una storia in cui si incontrano due solitudini, quella dell'anziano protagonista e quella del cane?

“Perché il rapporto tra l’uomo e il cane, e tra l’uomo e le bestie in generale, mi ha sempre affascinato. Mi è sembrato l’impianto ideale per una favola. Quanto alla solitudine è uno stato d’animo, e anche uno stato fisico, che nella pandemia ha avuto grande evidenza. Non credo che avrei scritto proprio questa storia, se non avessi vissuto, come tutti, l’isolamento”.

Che ruolo ha il bosco nel suo racconto?

“Fondamentale: e lo si capisce dalle illustrazioni di Sanna. Il bosco è chiaroscuri, luce e buio, attrazione e paura. È la natura, che ci affascina e spesso ci atterrisce.  Ed è grazie al cane, ai tentativi di avvicinarsi a lui, che il vecchio scopre il bosco, e riprova speranze, e anche angosce, che aveva dimenticato”.

Il sottotitolo del libro è "Anche i cani sognano". È davvero così? E gli esseri umani sanno ancora sognare?

“Che i cani sognino è un dato di fatto: basta vederli dormire, spesso guaiscono, sussultano, muovono le gambe come se stessero correndo. Quanto agli uomini, sappiano o non sappiano sognare gli tocca farlo lo stesso. I sogni ci visitano a loro piacimento. Uomini e bestie condividono la paura, la fame, la sete e i sogni. Non è poco. È tantissimo”.

La copertina
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