Tante “Afriche” che non ti aspetti
Un libro per accostarsi in maniera originale al continente africanoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Una delle grandi battaglie che gli africani si sono trovati ad affrontare nel processo di emancipazione dal dominio europeo è stata quella di affermare l’esistenza di una storia dell’Africa totalmente africana, estranea da ogni rapporto con l’Europa.
Si è quindi dovuto, prima di tutto, fare i conti con l’idea di matrice europea-ottocentesca che l’Africa fosse un continente senza storia, senza civiltà, ai margini delle vicende mondiali con l’eccezione dell’Egitto e delle altre terre affacciate sul Mediterraneo. Questa immagine di continente senza storia derivava chiaramente dall’immaginario razzista del colonialismo ottocentesco e dalle dinamiche dell’imperialismo che concepivano il dominio europeo come il frutto di una presunta superiorità della civiltà “bianca”, giustificando così l’occupazione di territori, la discriminazione, lo sfruttamento di persone e risorse. In questa ottica Hegel poteva scrivere nel suo La filosofia della storia del 1831: «L’Africa è una parte del mondo che non ha storia, essa non presenta alcun movimento o sviluppo, alcun svolgimento proprio. Vale a dire che la parte settentrionale appartiene al mondo asiatico ed europeo. Ciò che noi intendiamo propriamente come Africa è lo spirito senza storia, lo spirito non sviluppato, ancora avvolto nelle condizioni naturali…».
Una prospettiva quindi totalmente distorta ed eurocentrica della vicenda storica africana ha innervato gli studi sull’Africa fino ad anni molto recenti e in parte prosegue ancora oggi impedendoci di costruire una visione diversa, originale sul continente africano.
Una visione differente e indiscreta che ci viene proposta, fortunatamente, da Gianfranco Giovannone e Luca Bussotti nel loro Sguardi sull’Africa (Ibis, 2024, pp. 150), breve, ma intenso viaggio nel continente africano proposto ai lettori italiani, sempre più curiosi di addentrarsi in una terra che, ancora oggi, in epoca di comunicazione globale, emana mistero, fascino e disperazione.
Con uno stile accessibile a tutti i lettori, gli autori ci introducono ad alcune delle mille “Afriche” possibili, da Conrad al filosofo camerunense Achille Mbembe, dalle rappresentazioni che la musica italiana (De Gregori, Battiato, tra gli altri) ha fornito dell’africano e dell’africana nel tempo, sino ad Antonio da Noli, il navigatore ligure “scopritore” di Cabo Verde, al soldo della corona portoghese, e molto altro. Letteratura, musica, storia e politica caratterizzano questo libro dagli sguardi molteplici, paralleli in apparenza, ma in verità sempre incrociati, intrecciati e alla perenne ricerca dell’incontro tra mondi diversi. Un libro dagli sguardi molteplici, come molteplice è l’Africa, anzi le “Afriche” che possiamo incontrare.
Non a caso uno dei massimi storici africani, il ghanese Albert Adu Boahen ha scritto: «Nonostante i molti caratteri simili le vicende delle singole unità che compongono il continente nero possono essere comprese pienamente solo se studiate in sé, con le proprie fonti e le proprie ragioni».
Per lo storico ghanese, infatti, la storia dell’Africa «è la somma di storie locali differenziate. Il solo fattore comune è una stessa metodologia. La storia del continente deve essere gradualmente rimpiazzata da storie dell’Africa o delle Afriche».