Svelato uno dei “misteri” degli antichi bronzetti sardi: parte dei metalli importati dalla Spagna
Uno studio ha analizzato 48 manufatti del I millennio a.C., svelando saldi commerci tra l’Isola e la Penisola ibericaBronzetti sardi (foto: HW Nørgaard, D Berger)
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Le estese reti commerciali dell'antica Sardegna sono state ricostruite grazie all'analisi chimica di 48 piccole statuette di metallo, principalmente bronzo, risalenti al I millennio a.C.
Il risultato si deve a uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Plos One e guidato dal Centro Curt Engelhorn di Mannheim in Germania e dall'Università danese di Aarhus, al quale ha partecipato anche l'Italia con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna.
La ricerca getta luce non solo sulle pratiche metallurgiche locali, ma anche sul ruolo della Sardegna nel Mediterraneo durante la transizione dall'età del bronzo a quella del ferro.
I ricercatori coordinati da Helle Vandkilde dell'Ateneo danese si sono concentrati sui famosi bronzetti nuragici, simboli iconici della Sardegna che venivano spesso offerti in voto all'interno dei santuari, che costituivano centri politici e religiosi.
La maggior parte delle statuette studiate proviene, infatti, da tre di questi importanti siti: Su Monte, a poca distanza da Serradile, Abini, situato nel territorio di Teti, e quello di Santa Vittoria, nel comune di Serri. Le analisi, grazie a tecniche avanzate, hanno rivelato che le statuette sono fatte principalmente di bronzo, con percentuali minori di stagno e piombo. Alcune contengono anche tracce di altri metalli come argento e arsenico.
Il rame utilizzato nella preparazione del bronzo proveniva però da molte fonti diverse e non solo sarde: ad esempio, oltre al distretto Iglesiente-Sulcis nella Sardegna Sud-occidentale, con la miniera di Sa Duchessa come fornitrice più probabile, i commerci si estendevano fino alla valle di Alcudia e al distretto di Linares, che si trovano nell'attuale Spagna.
Discorso simile per lo stagno: «I valori isotopici dello stagno di tutti i bronzetti analizzati – si legge nello studio – escludono la mineralizzazione locale, perché lo stagno sardo che presenta costantemente valori più elevati», dunque «lo stagno utilizzato per le statuette deve essere stato importato». La spiegazione più plausibile «è che lo stagno provenisse dalla Penisola iberica e che probabilmente ha viaggiato lungo le stesse rotte marittime del rame», anch’esso destinato a vari usi, tra cui la realizzazione dei bronzetti.
In conclusione, spiegano gli studiosi, «i risultati metallurgici confermano le forti connessioni già evidenti tra la Sardegna e il sud-ovest metallifero della Penisola Iberica all'inizio del primo millennio a.C.».