Potrebbe essersi formato 690 milioni di anni dopo il Big Bang il buco nero più lontano dell'universo scoperto dagli astronomi dell'Università Carnegie in California e dal Max Planck Institute tedesco: per arrivare sulla Terra, la luce del quasar ULAS J134208.10+092838.61 alimentato dal buco nero ha impiegato 13 miliardi di anni.

L'osservazione congiunta del telescopio Magellano in Cile, delle antenne del Noema Array (dell'Iram) in Francia e del radiotelescopio Very Large Array nel Nuovo Messico (Stati Uniti) ha permesso di registrare l'emissione di luce e di fare un nuovo passo avanti nella conoscenza dell'universo. E c'è anche un pizzico d'Italia nella scoperta, grazie al contributo di Roberto Decarli dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di Bologna.

I quasar sono sorgenti energetiche che risiedono nel cuore delle galassie e sono generati dai buchi neri più massicci, in questo caso 800 milioni di volte la massa del Sole, e la loro luce viene prodotta quando del materiale galattico, come gas o anche intere stelle, collassa all’interno del buco nero. Nel caso del quasar appena scoperto è così luminosa che brilla come 40 mila miliardi di stelle simili al Sole.

"La scoperta di un quasar così distante nel tempo offre una prospettiva inedita sull'universo giovane - spiega Decarli - Questo oggetto da solo ci regala importanti informazioni sulla formazione ed evoluzione dei primi buchi neri supermassicci, delle prime galassie di grande massa, sull'arricchimento chimico del gas nelle galassie".

Di quasar così distanti ne sono previsti solo in un numero molto ridotto (da 20 a 100 esemplari) e la sfida dei ricercatori è spiegare come un buco nero di questo tipo si sia formato in così poco tempo.

"I quasar sono tra gli oggetti celesti più luminosi e lontani conosciuti e sono quindi cruciali per comprendere l'universo primordiale", aggiunge Bram Venemans del Max Planck Institute, e insieme ai colleghi rende disponibili i risultati di questa importante scoperta sulle riviste scientifiche Nature e Astrophysical Journal Letters.

(Redazione Online, b.m.)
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