Il telescopio James Webb – delle agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa) e Canada (Csa) – ha immortalato due galassie, tra le primissime dell'universo primordiale, generate tra i 350 e i 450 milioni di anni dopo il Big Bang.

La riuscita dell’impresa è stata confermata dallo studio di un team internazionale guidato dall’Italia con l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Astrophysical Journal Letters.

Hanno partecipato al lavoro anche ricercatori dello Space Science Data Center dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), dell'Università di Ferrara e della Statale di Milano. Le due galassie, tra le più antiche mai osservate finora, sono state individuate – nell'ambito del progetto Glass-Jwst Early Release Science Program – grazie alle osservazioni del lontanissimo ammasso di galassie Abell 2744 e di due regioni del cielo ad esso adiacenti.

Il ricercatore Inaf Marco Castellano ha affermato: «C'era molta curiosità nel vedere finalmente cosa Jwst poteva dirci sull'alba cosmica, oltre naturalmente al desiderio e all'ambizione di essere i primi a mostrare alla comunità scientifica i risultati ottenuti dalla nostra survey Glass».

«Non è stato facile analizzare dei dati così nuovi in breve tempo: la collaborazione ha lavorato 7 giorni su 7 e in pratica 24 ore su 24 anche grazie al fatto di avere una partecipazione che copre tutti i fusi orari. Queste osservazioni sono rivoluzionarie: si è aperto un nuovo capitolo dell'astronomia. Già dopo i primissimi giorni dall'inizio della raccolta dati, Jwst ha mostrato di essere in grado di svelare sorgenti astrofisiche in epoche ancora inesplorate», concude la ricercatrice Inaf Paola Santini.

(Unioneonline/v.f.)

© Riproduzione riservata