Prima tappa espositiva per il progetto "Ritornare a Gramsci" realizzato dalla fondazione Casa Museo Antonio Gramsci.

"Ricominciando dall'inizio" è il titolo della mostra attualmente allestita a Ghilarza e realizzata per le cure degli artisti Marco Crivellin, Costanza Ferrini e Marta Fontana.

Il progetto è iniziato con la residenza di un gruppo composto da artisti, umanisti e poeti, giunto in Sardegna nel 2019 per riflettere insieme sull’applicazione dei concetti di autobiografia civile e traduzione di Gramsci in chiave artistica. Il gruppo ha poi condiviso le proprie riflessioni dialogando con 300 studenti di scuola superiore a Cagliari, Oristano, Terralba e Ghilarza che, a loro volta, hanno calligrafato, tra le parole di Gramsci ascoltate, quelle a loro più vicine.

IL PERCORSO - Nella prima stanza, dopo l’ingresso, si incontra la narrazione fotografica con "E il cielo occupa il posto della terra", lavoro di Marco Crivellin. Nel progetto cielo e terra equivalgono a centro e marginalità, capovolti in uno scompiglio di mappa. Crivellin lo coglie nella sorpresa sui volti degli studenti e, nel loro ritrovarsi altrove e lì, in una nuova centralità insieme a quella di Gramsci. L’obbiettivo coglie la delicata relazione individuale e collettiva nel respiro/tempo/gesto: il blocco davanti alla carta bianca, la scelta della parola in gruppo, la pausa, il pennino sospeso nell’esitazione.

Nella seconda stanza, la cucina, "Corriazzu" e "Corrias Corriazzu" (2020) di Costanza Ferrini, sono due opere realizzate in situ, i titoli si rifanno alla lettera alla madre del 26 febbraio 1927. Due modi di declinare scrittura e memoria annodate nella corrispondenza/resistenza di madre e figlio.

Corriazzu,"resistente", appunto, è un frottage su carta Wenzhou delle pietre di basalto del pozzo, del cortile e dell’aiuola costruita da Gramsci ragazzo. La carta di gelso fragile fa i muri tascabili di calligrafie tattili, un'impronta di forza, che si mutua nello scambio con la madre.

Corrias Corriazzu, assonanza tra nome della famiglia della madre , parole scritte ripetutamente in calligrafia minutissima con china rossa su carta vegetale a uso alimentare. Tra loro unite nel "ti ricordi", ponte di una nuova sintassi dell'attesa tra madre e figlio. Il lavoro a uncinetto è calligrafia morbida e invisibile, come le lettere della madre che non leggiamo e unisce le carte scritte le une alle altre fino alle loro ultime intonse.

Di fronte al pozzo un piccolo arco immette nella terza stanza, in cui lo spazio è attraversato dall'installazione "Bisogna solo attendere" (2017-20), di Marta Fontana. Il processo semantico che la muove è la trasmutazione dell'oggetto stesso: le trappoline per uccelli, utilizzate dai cacciatori di frodo, si aprono e si "trasfigurano" in volti arcaici, di guerrieri, incisi nello spazio della stanza come antichi segni rupestri. La trappola è oggetto di cattura, condanna a morte, inganno che porta la vittima a essere essa stessa agente della propria fine. Gramsci affrontò la sua subdola cattura consapevolmente. Intellettualmente la costrizione lo portò a un agire essenziale.

(Unioneonline/v.l.)
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