Una iscrizione incisa nella statua di San Gavino, la scultura posizionata sulla sommità esterna del tetto della millenaria basilica romanica (XI secolo) di Porto Torres, rivela l’anno 1726, la data in cui fu realizzata la scultura, e non 1426 come ritenuto finora.

E’ il risultato dello studio condotto, tra il 2019 e il 2021, dall’epigrafista Giuseppe Piras, coordinatore del progetto denominato Rilievo Scanner Laser 3D della basilica di San Gavino, avviato nel 2011 dal Centro Studi, che ha visto coinvolte le università di Pisa, Siena e Sassari assieme ad una nutrita equipe di ricercatori che hanno studiato il monumento sotto diversi punti di vista, ricerche che hanno portato finora a importanti scoperte.

Con l’ausilio di strumenti di visione ottica, del rilievo fotografico e di immagini da drone, l’esame sull’epigrafe ha però fornito sorprendentemente un quadro interpretativo diverso rispetto a quello finora noto. L’iscrizione è innanzitutto incisa con un punteruolo a sezione tonda, nella parte posteriore della corazza indossata dal santo e riporta, impaginato su tre linee, il testo: “Estefan Villino 1726”.

Il riferimento più antico per la datazione della copertura del santo Gavino fino ad oggi era tuttavia rappresentato da un’iscrizione che l’ex parroco della Basilica, don Antonio Giuseppe Manconi, segnalò negli anni ’80 all’architetto Vico Mossa il quale si era occupato di condurre i restauri del monumento.

“Nel suo libro del 1988 il Mossa indicò infatti che, sulla spalla della statuetta di san Gavino – spiega Piras - uno degli elementi decorativi più rappresentativi della Basilica anche dal punto di vista simbolico, era incisa la data 1456 assieme al nome Estefan Villino, un noto artista appartenente ad una famiglia di orologiai che lavorava per il Comune di Sassari”. 

© Riproduzione riservata