Ha pazientemente intrecciato i fili della sua trappola con le sensuali parole del Cantico dei Cantici, il libro della Bibbia colmo d'amore: "Le tue labbra emanano nettare, o sposa, miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come del Libano", leggeva il giovane diacono alla sua allieva-bambina, otto anni appena, facendola scivolare in un vortice di buio dell'anima e del corpo, sempre più profondo.

Non ha esitato a invocare l'Apocalisse quando la vischiosità delle sue trame teneva ben stretta la piccola preda: "È giunta l'ora di mietere, la messe della terra è matura".

Anni dopo, quando i terribili ricordi di ciò che don Fulvio le imponeva nella stanzetta della canonica del Rosario o nel rifugio di Primavalle sono dolorosamente riaffiorati alla mente, per trasformarsi in indelebili cicatrici del cuore, Anna B. bussa alla porta dello studio del suo professore di Diritto Privato, all'Università di Pavia. Lo vorrebbe come relatore per la tesi di laurea. Ha già chiaro in mente il tema: "Responsabilità per fatto illecito" e le questioni applicative del danno non patrimoniale, provocato da molestie sessuali.

Ciò che le interessa non è la punizione del colpevole, ma il dolore sofferto dalla vittima. L'informazione, sostiene, è attenta al pedofilo o al molestatore, ai loro malesseri esistenziali. Troppo di rado si guarda dall'altra parte: "Quella è la vittima, vedete quali oltraggi ha subito; ecco che cosa le succederà, come hanno vissuto le offese i suoi cari, quali saranno le relazioni con gli altri".

"L'orco in canonica. Una ragazza esce dal buio del passato", (Gli specchi di Marsilio, 17,50 euro) del giurista e docente universitario Paolo Cendon, fautore della figura del "danno esistenziale", è un libro duro, pieno di dolore. Intenso. Curativo, perché traccia una faticosa strada di rinascita. Sorretto da una scrittura rapida, efficace, ricca, segna un felice incontro tra letteratura e diritto, meglio il "diritto dei deboli", territorio di civiltà dove trovano spazio dignità umana, fragilità, i mali patiti e mai codificati, o più semplicemente presi in esame. La vita della vittima è cambiata, per sempre. Non l'ha scelto, ma si può ancora guardare avanti.

UNA STORIA VERA- L'appiglio è una storia vera. Anna B. è una bambina costretta per anni a subire la violenza del cappellano del Rosario. Ogni suo tentativo di fuga o ribellione fallisce. È così schiacciata dal peso di ciò che le accaduto, prigioniera (con Rocco) di un'istituzione come la Chiesa, capace talvolta di tradire e calpestare la sua bellezza (vedi lo scandalo dei preti pedofili e il film Spotlight), che riesce sempre a trovare una ragione contro per non affidarsi all'amore dei genitori. Per tacere. Spera siano parroco e maestra di religione ad aiutarla. Saranno anche loro carnefici. Il loro silenzio, per malintesi beni da proteggere - buon nome, carriera, relazioni con la comunità - li farà complici di don Fulvio.

L'autore ha l'occasione di seguire il processo a carico del sacerdote pedofilo, come consulente dell'avvocato della vittima. Un'esperienza che lo spinge a tradurre la drammatica storia di Anna B. in un romanzo. Cambiano i nomi, ci sono le indispensabili finzioni letterarie, ma è integra la vicenda. Cendon è bravo nell'accompagnare il lettore negli inferi, e costringerlo a guardare l'inguardabile. A patire, con la vittima, le nausee, gli scarti di umore, gli sfoghi della pelle di un'adolescente ancora in vita perché si è divisa in due. Ha rimosso. Ha chiuso l'orrore nell'angolo più segreto della mente, dicendo a sé stessa che così sarebbe per sempre finita. Non manca mai lo sguardo del giurista: la trama del racconto, costruita tra passato e presente, è punteggiata da particolari preziosi, che torneranno nelle carte processuali. Il disagio di Anna per la vita, l'impossibilità di fare in allegria l'amore con il suo ragazzo, Luca, saranno capiti e superati con l'aiuto di un terapeuta. Poi il processo, violento quanto gli abusi sofferti. I giudici dell'appello diranno che don Fulvio era un orco e lei la vittima. La giustizia, si sa, talvolta ha meccanismi che diventano crudeli: la prescrizione eviterà al prete la galera.

Il professor Cendon sarà domani a Cagliari. Parlerà del suo lavoro con Gilberto Ganassi, Giancarlo Ghirra, Gianni Marilotti e Salvatore Pinna, alle 17,30 nella sala della biblioteca del consiglio dell'Ordine degli avvocati, palazzo di Giustizia. (IV piano, ala nuova).

Caterina Pinna

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