“Pane in Sardegna”, con L’Unione Sarda il secondo di 5 libri
Dopo i dolci, il “cibo perfetto”: iniziativa delle Edizioni Ilisso, in edicola il 13 luglio a 12,90 euro più il prezzo del quotidianoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dopo i dolci, il pane. Da sabato 13 luglio, in edicola con L’Unione Sarda, il secondo dei cinque volumi della collana dedicata da Ilisso Edizioni a “La tavola dei Sardi”. Nella storia dell’umanità non esiste un nutrimento più perfetto del pane, in cui l’incontro virtuoso dei quattro elementi è all’origine di un prodotto diventato sinonimo di vita e cultura, la cui sola ma essenziale presenza nelle case ha sempre rappresentato la possibilità di un sostentamento: «Chi ha pane non muore», recita, non a caso, il detto popolare. In quanto cibo irrinunciabile in ogni dispensa.
Millenni di storia – “Pane in Sardegna” celebra così un’altra eccellenza del nostro territorio: attraverso saggi e approfondimenti il lettore potrà seguire la vicenda della panificazione isolana nel corso della sua evoluzione millenaria, a partire dalle più antiche fonti archeologiche e documentarie fino ai nostri giorni, con focus che spaziano dall’antropologia all’etnografia, dalla letteratura alle arti. Un racconto dall’approccio pluridisciplinare, dunque, per un volume che allo stesso tempo vuole essere anche un catalogo che esalta la straordinaria varietà e bellezza delle produzioni della nostra regione presentandole attraverso una classificazione per tipologie: pani quotidiani, “conditi”, cerimoniali, votivi; e ancora pani per i bambini e pani da non consumare ma da tenere in serbo, oppure da utilizzare come amuleti.
Nutrimento culturale – Parlare della panificazione in Sardegna, come questo libro efficacemente ricorda, significa riferirsi a una vera e propria specializzazione culturale, un ambito in cui il bisogno di nutrirsi ha incontrato la bellezza e che, non a caso, ha ispirato al grande antropologo Alberto Mario Cirese, nel constatare l’ineguagliabile varietà delle centinaia di pani sardi, l’entusiastica e lusinghiera definizione di “arte plastica effimera”. Le molteplici varianti e tipologie di pane, proposte a seguito di un’accurata selezione, sono documentate attraverso splendide immagini a colori e scatti d’epoca, frutto di apposite campagne fotografiche e ricerche d’archivio: tramite esse è possibile ammirare la creatività delle modellazioni, diversificate a seconda delle occasioni di preparazione, conservazione, offerta e consumo, ma anche conoscere i vari momenti del ciclo del pane, nel paziente processo che inizia dalla semina nel campo e si conclude con la cottura nel forno.Tra pagine che fanno scoprire tutti gli aspetti legati alla lavorazione, si incontrano antichissime pintadere e bronzetti nuragici intenti a offrire focacce rituali, macine di epoca romana e mole asinarie ancora in uso fino al secolo scorso; ci si ricorda di pani quasi dimenticati come quelli di mais, di ghiande e d’orzo, e si constata la “rivincita” attuale dei cosiddetti pani “poveri”; si ammirano scene in cui la setacciatura è un atto d’amore e ci si incanta di fronte a iconiche figure muliebri circondate di spighe dorate, emblemi di fertilità e di abbondanza. Perché la storia del pane, in Sardegna, è soprattutto la storia delle innumerevoli donne che per secoli hanno compiuto un processo domestico tanto faticoso quanto raffinato: tra le pagine, le loro mani intente in questa mansione squisitamente femminile – affondate nell’impasto, bianche di farina, impegnate a maneggiare con cura rotelline e forbicine per realizzare incantevoli decori – incontrano quelle della scrittrice Grazia Deledda e dell’artista Maria Lai, che da quello stesso nucleo di significati e materie prime seppero trarre ispirazione e tradurla in altrettanti racconti e capolavori.
Festa e identità – Sfogliando il volume (in edicola a 12,90 euro più il costo del quotidiano) il lettore troverà un omaggio appassionato al nutrimento per antonomasia e al simbolo capace di scandire il tempo, un alimento attraverso il quale, nei momenti ordinari della quotidianità e in quelli straordinari della festa, la comunità riesce a riconoscersi come popolo con una propria identità e cultura.
(Unioneonline)