Alla Biennale di Venezia un’installazione ispirata alle intuizioni di Pinuccio Sciola
Si chiama “Lithic Chords / Corda Litica” e rappresenta un'evoluzione coerente e profonda dell’artista di San SperatePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’arte di Pinuccio Sciola torna alla Biennale di Venezia e lo fa con “Lithic Chords / Corda Litica”, un’installazione monumentale che rende omaggio alla visione del maestro di San Sperate. Esposta all’interno dello storico Arsenale nell’ambito della 19esima Mostra Internazionale di Architettura, l’opera invita il pubblico a vivere un’esperienza multisensoriale dove si intrecciano architettura, suono, geologia e memoria. La struttura è lunga in totale 21 metri ed è costituita da avanzi di pietra: nel progetto, la sinergia tra pietra e acciaio, articolata attraverso un sistema strutturale ben definito, riecheggia la meccanica interna di uno strumento a corda.
Ispirata alle celebri Pietre Sonore di Sciola, che l’artista considerava “memoria dell’universo”, Corda Litica porta avanti la sua intuizione più profonda: la pietra non è materia inerte, ma una superficie viva che, se accarezzata, risuona e racconta. A firmare il progetto sono l’architetto-designer Cristina Morbi (Studio Maetherea), l’ingegnere strutturale Francesco Banchini e il sound artist Andrea Granitzio, in collaborazione con la Fondazione Pinuccio Sciola.
«Attraverso il dialogo tra storia dei materiali, innovazione strutturale e percezione sensoriale – dettaglia Cristina Morbi - Lithic Chords invita i visitatori a interagire con la pietra in modi inaspettati, tattili e uditivi. È un'esplorazione della profonda memoria dei materiali, della risonanza geologica e delle forze invisibili che plasmano il nostro ambiente, offrendo una prospettiva riformulata sulla pietra come elemento dinamico e performativo, che respira, vibra e interagisce con la geologia del tempo».
«Un sentito ringraziamento alla Fondazione Sciola che ha permesso alle pietre della nostra corda litica di risuonare nell’arsenale di Venezia – aggiunge Banchini - La più grande soddisfazione per un progettista consiste nell’osservare il pubblico che resta incantato dalla propria creazione: la musica delle Pietre Sonore si è rivelata l’ingrediente essenziale che sta ammaliando i visitatori della Biennale».
«Quando Cristina Morbi mi ha contattato chiedendomi di dare vita alla pietra di Lithic Chords – racconta Granitzio - è stato naturale pensare ai suoni delle Pietre Sonore, perfetta sintesi dell’estetica del progetto, che include elasticità, movimento e, quindi, vibrazione/suono. È un onore poter portare avanti e vedere i frutti delle intuizioni di Pinuccio Sciola, che continuano ad ispirare progetti interdisciplinari e produzioni artistiche in tutto il mondo». Visitare l’installazione significa infatti anche imbattersi nei suoni delle Pietre Sonore, utilizzati ad hoc da Andrea Granitzio, «con lo scopo di delimitare e definire gli spazi di fruizione della struttura – spiega ancora il musicista - consentendo ai visitatori di agire come compositori estemporanei e di trasformare con la loro presenza la pietra in una struttura sonora. Ai 7 tipi di pietre con cui è costituita Lithic Chords corrispondono altrettanti suoni, attivati con un sistema di prossimità dinamico e interattivo: camminando intorno alla scultura si generano melodie e armonie, provenienti da fonti nascoste alla vista. Un ultimo punto restituisce la summa di tutti i suoni messi insieme. La messa in opera del set up audio di Lithic Chords è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione con Riccardo Sarti, docente di Informatica musicale al Conservatorio di Sassari, e Paolo Pastorino, docente di composizione musicale elettroacustica al Conservatorio di Cagliari, e al finanziamento della Fondazione di Sardegna».
«La pietra, da elemento statico, si fa organismo vivo e risonante, capace di coinvolgere i sensi e lo spirito – conclude Tomaso Sciola - Siamo grati ai progettisti e agli artisti che, con grande sensibilità e rigore, hanno saputo dar voce a questa visione. Il ritorno all’Arsenale di Venezia segna un ulteriore passo nel percorso della Fondazione verso la diffusione internazionale del linguaggio poetico e universale delle Pietre Sonore».
(Unioneonline)