Si apre il 23 giugno e si chiude in autunno. Dedicato a "Bidda", si apre l'undicesima edizione del Festival della Resilienza, uno degli appuntamenti più vibranti e visionari del panorama culturale sardo e nazionale, organizzato dall'associazione culturale Propositivo. L'edizione di quest'anno si immerge nelle proprie radici, dove tutto è iniziato, con una stagione dedicata al concetto di “Bidda”. Un termine che si traduce con “paese”, ma che racchiude in sé un significato molto più profondo. «La bidda - precisa Gian Luca Atzori, presidente dell'associazione- è il luogo dove ognuno di noi conserva le proprie radici. La si ama per il legame fortissimo che ci connette alle nostre origini, ma al tempo stesso la si odia per le poche opportunità di crescita e sviluppo che spesso offre». La vice presidente, Valentina Vinci, aggiunge: «Da sempre, ProPositivo si impegna a ribaltare questo paradigma, creando possibilità proprio lì dove i giovani tendono a fuggire. È questo legame a richiamarci indietro, spingendoci a riversare in questo prezioso contenitore tutto ciò che abbiamo appreso nei nostri percorsi individuali».

Il Festival, che ha superato anche i confini regionali, coinvolge oltre 50 partner tra realtà locali, nazionali ed europee. La rassegna si apre il 23 giugno, con Rosita Manuguerra e il suo romanzo Malamina, presentato dalla Libreria EMMEPI, e prosegue con un intenso programma che intreccia parole, musica, immagini e percorsi nella natura. Da segnalare il ritorno dell’amato Tour Muraghes, guidato da Gabriele Nicelli  con vere e proprie esplorazioni antropologiche e archeologiche tra storia, arte e paesaggio.

È stato approntato un nutrito programma di manifestazioni, di appuntamenti importanti, che si può consultare nel sito web di Propositivo. «Il Festival della Resilienza- dice ancora il presidente, Gian Luca Atzori- non è solo una rassegna culturale, ma un progetto sociale, artistico ed educativo di ampissimo respiro. In dialogo costante con le nuove generazioni, le istituzioni e i territori, rappresenta oggi un esempio virtuoso di innovazione culturale partecipata. Un invito collettivo a resistere, trasformarsi, rigenerare».

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