Dopo che l’unica libraia di Tor Bella Monaca ha annunciato che non venderà il libro di Giorgia Meloni spiegando che “so’ soddisfazioni”, Enrico Letta ha detto che lui invece lo comprerà. È una piccola, buona mossa politica. Legittimare Meloni danneggia Salvini e approfondisce di un millimetro la faglia nel centrodestra, e intanto riafferma la libertà d’espressione. D’altronde una mossa politica efficace sposa sempre un interesse tattico con un principio alto.

Tutto bene, insomma. Però come mai molti apprezzano la mossa di Letta ma a suo tempo condivisero l’esclusione dal Salone del Libro dell’editore legato a Casa Pound? Fu una mossa contro il linguaggio d’odio? Ok, ma invocare il blocco navale contro i migranti come fa Meloni non è linguaggio d’amore. FdI è una forza parlamentare che accetta le regole della democrazia rappresentativa? Vero, ma questo varrebbe anche per CasaPound se alle prossime Politiche strappasse un seggio. A volte è complicato capire dove piantare il paletto della pregiudiziale antifascista senza infilzare la libertà d’espressione, soprattutto in ambiente editoriale. E va bene così: in democrazia i cortocircuiti sono frequenti, è sotto il fascismo che sono impossibili. E per un liberale so’ queste, le soddisfazioni. (Poi per pronunciarsi su un libro ci sarebbe il vecchio sistema di leggerlo prima, ma in effetti è lungo e antistorico).

Celestino Tabasso

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