“Dopo molti giorni in cui mi svegliavo di cattivo umore, con un peso nel petto, difficoltà a deglutire, senso  di  oppressione,  una  mattina  mi  sono  svegliato  chiedendomi:  perché  mi  sveglio  sempre  di cattivo umore? […] Quello che chiamo cattivo umore è in realtà una vera e propria malattia. Tuttavia non ha la forma di una vera e propria malattia, e dunque per secoli è stata relegata al rango di non-malattia. […] Soffro  di  questa  malattia  che  la  comunità  scientifica  definisce  sommariamente depressione maggiore”.

È con queste parole che il protagonista racconta la sua difficile convivenza con un disturbo, che per lungo tempo non viene riconosciuto: “Nella  mia  famiglia  questa percezione  veniva  bollata  con  quattro  parole:  «Hai  un  carattere  difficile».  Qualcosa  che,  di  volta  in volta,  aveva  a  che  fare  con  la  suscettibilità,  la  timidezza,  l’ombrosità,  l’asocialità,  il  peso  di un’infanzia  travagliata,  con  una  generale  intrattabilità,  nei  momenti  peggiori  con  un’inguaribile indolenza. Ma non era niente di tutto questo, o forse era la somma di tutto questo, il complesso dei sintomi caratteristici della mia malattia, la malattia che la mia famiglia non riconosceva come tale”.

L’origine del malessere è da collocarsi, per il protagonista, nell’infanzia, quando il padre sceglie di abbandonare la moglie e i figli per un’altra donna, lasciandoli soli con quel vuoto abbandonico.

Per questo lui comincia a ingrassare fino a giungere al sovrappeso, un corpo di cui si vergogna e che va a ledere la sua autostima fin da piccolo.

L’ostilità e il cattivo umore diventano poi i suoi compagni di vita durante il percorso professionale e nella relazione con sua moglie. Affranto per una situazione che gli sembra senza uscita, sviluppa un senso di colpa: si sente colpevole per il suo carattere difficile e per quell’incapacità di cogliere la bellezza nelle cose.  

Dopo aver compiuto quarant’anni, i sintomi cominciano ad amplificarsi e lo conducono a dover ricorrere a uno psichiatra, in quale gli prescrive una terapia farmacologica per la sua diagnosi: depressione maggiore di tipo ciclico; un disturbo che si risveglia in primavera, raggiunge il suo apice nel pieno dell’estate e va ad attenuarsi con l’arrivo dell’autunno.

Solo l’amore della moglie Grazia e di suo figlio Mario riusciranno a supportarlo durante il percorso verso la guarigione, che conoscerà delle sofferenti ricadute; ma saranno soprattutto l’arte, la letteratura e la musica a risollevarlo dal dirupo dei suoi pensieri più cupi.  

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

“L’uomo che trema” è un romanzo di Andrea Pomella, edito da Einaudi.

È un libro che ben racconta la difficile convivenza con un male oscuro, insidioso, che scombina la quotidianità e priva della gioia di vivere: la depressione. Il tumultuoso rapporto con la malattia è ravvisabile in tutte le varie fasi del romanzo, dalla diagnosi, agli effetti collaterali degli psicofarmaci fino al culmine di una sofferenza che sembra senza fine.

La vicenda del protagonista è la storia di tutte le persone che, ogni giorno, si ritrovano private della propria vitalità. L’umore depresso giunge a pervadere la quotidianità, la quale viene vissuta con fatica, perché anche le normali attività appaiono gravose, giungendo a condizionare anche il clima famigliare. Le righe di questo libro vengono alla luce, facendo emergere un malessere che molto spesso è oscurato e che non è compreso dalle persone intorno, in quanto attribuito a un carattere scontroso e difficile, o scambiato per una tristezza immotivata; lasciando, in questo modo, nell’ombra e nell’isolamento chi ne soffre.

Come per il protagonista, è la speranza della guarigione che conduce alla quotidiana lotta contro se stessi: “Ti fa guardare alla vita come se la  osservassi  dai  confini  della  galassia.  Da  una  tale  distanza  non  c’è  definizione,  tutto  si  perde  nel grande buio, niente è visibile, a parte quell’irrilevante puntino blu […] quel  puntino  nasconde  un’infinità  di  dettagli:  giornate,  persone,  luoghi, fatti,  amori,  dolori,  ciò  che  sei  stato  e  ciò che  sei e che sarai”.

© Riproduzione riservata