Due anfore narbonesi del I secolo dopo Cristo, un peso da rete, un'anforetta da tavolo, un'anfora bariletto, rara e rinvenibile solo in Sardegna e in Sicilia, una patera baccellata nuragica del IX secolo avanti Cristo, lame, schegge di lavorazione, punte di freccia dell'epoca neolitica e dell'età del bronzo, una brocca araba del IX secolo dopo Cristo, il pezzo di un arco della chiesa di sant'Eliseo, datato 1719, e una testa di mostro marino composta da materiale granitico. Sono alcuni dei reperti trafugati e poi restituiti o scoperti fortuitamente, esposti nella sede di Olbia della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, aperta al pubblico in occasione delle Giornate europee dell'archeologia 2023.

L'esposizione straordinaria di alcuni reperti sequestrati o consegnati dal territorio della Gallura e dalle coste orientali della Sardegna ha l'obiettivo di illustrare il "Ruolo di tutela della Soprintendenza tra sequestri e scoperte fortuite” che il funzionario archeologo della Soprintendenza, Francesco Carrera, spiega così: «Questa giornata di apertura al pubblico è stato deciso di destinarla a due questioni delle più spinose riguardanti il nostro patrimonio archeologico: il trafugamento e le scoperte fortuite».

Un percorso tra oggetti rubati per essere collezionati e rinvenuti casualmente e restituiti alla comunità, per spiegare l'impatto delle azioni dei 'tombaroli' sulla storia e sulla memoria. «L'impossessamento del bene pubblico da parte dei tombaroli a scapito dello Stato e dei cittadini strappa pagine di storia perché l'oggetto è estrapolato dal contesto di riferimento ed è anacronico", specifica Carrera. Se trafugati, i reperti raccontano solo quello che si vede ma è difficile datarli, capire da dove vengono ed è pressoché impossibile ricostruirne la storia. «Quando invece gli oggetti vengono trovati casualmente e la Soprintendenza avvisata immediatamente, i reperti raccontano la storia: è il caso della brocca araba che, rinvenuta a Cala Moresca, parla dell'utilizzo della cala golfarancina durante le costruzioni barbariche o del pezzo di arco della chiesa di sant'Eliseo che dice di un restauro della stessa nel Settecento e della sua funzionalità fino a quel periodo o della testa di mostro marino, consegnata da un cittadino olbiese che l'ha trovata all'Isola Bocca, dove è stata rinvenuta anche la testa di Ercole, ora esposta al Museo archeologico che, a breve, ospiterà anche questi ultimi due reperti», conclude Carrera.

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