I pensieri di Cristiano Scardella, il fratello di Aldo, giovane accusato di un omicidio (il delitto del Bevimarket nel quartiere cagliaritano Fonsarda) che non aveva commesso. Aldo Scardella, recluso nel carcere di Buoncammino, muore in cella nei primi giorni di luglio del 1986. Aveva 25 anni.

Nel volume “Caso Scardella, orrore senza fine. Un’anima bruciata” (Alfa editrice, pagine 96), ora in libreria, in prosa e in forma poetica, con riflessioni, ricordi, sentimenti sospesi tra coraggio, forza d’animo e comprensibili fragilità, Cristiano alimenta il ricordo di Aldo, un ragazzo che ha vissuto con passione e impegno civile il ciclo, purtroppo breve, della sua vita.  

«In questo volume – spiega - c'è la storia di mio fratello che per me è una continua fonte di ispirazione e di energia. Nel mio racconto, che si sviluppa anche con la poesia, indosso i panni di un personaggio del West, Zeb Macahan. È un modo per esorcizzare il dolore, il tentativo di tenerlo lontano». 

Un mondo per ricordare  la vicenda (privata e collettiva) di Aldo morto in carcere, da innocente, dopo una via crucis giudiziaria che ha segnato la sua vita: «Anche le giovani generazioni devono sapere quello che è successo. La storia di Aldo riguarda  tutti, perché ciascuno di noi può finire nel circuito infernale che ha portato mio fratello alla morte e distrutto la mia famiglia».

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