Le inchieste del celebre commissario Maigret, personaggio creato da Georges Simenon nel 1929 e protagonista di più di settanta romanzi e svariati racconti, sembrano fatte apposta per essere ascoltate. Merito della scrittura priva di fronzoli di un autore che si vantava di non avere usato più di duemila parole nei suoi innumerevoli romanzi polizieschi. Merito dei dialoghi serrati, delle descrizioni di una Parigi così viva che pare di poterci camminare, seguendo il celebre investigatore durante le sue indagini. Merito della capacità unica di Simenon di costruire personaggi e intrecci con pochi e semplici accorgimenti, senza indulgere in trame cervellotiche e in eccessi psicanalitici per spiegare un crimine o comprendere un criminale. Sono questi gli ingredienti che hanno fatto e fanno la fortuna dello scrittore belga e del suo commissario e che ritornano ne La trappola di Maigret, romanzo pubblicato nel 1945 e da poche settimane disponibile nella versione audiolibro (Emons, 2019, Euro 12,90) letta dall’attore Giuseppe Battiston, da alcuni anni la voce italiana di Maigret.

Giuseppe Battiston (fermo immagine tratto dal video della casa editrice)
Giuseppe Battiston (fermo immagine tratto dal video della casa editrice)
Giuseppe Battiston (fermo immagine tratto dal video della casa editrice)

In questa inchiesta l'investigatore è alle prese con un inafferrabile serial killer che si aggira per Montmartre e uccide spietatamente donne all’apparenza scelte a caso. Come si dice in questi casi, la polizia brancola nel buio e anche il nostro commissario pare in difficoltà di fronte a un avversario apparentemente imprendibile. Dopo un colloquio con uno psichiatra, Maigret decide allora di tentare l’azzardo e di organizzare una trappola per il killer. Fa annunciare ai giornali che l’assassino è stata arrestato sperando che il vero colpevole faccia un passo falso. Ma non tutto va come dovrebbe.

Una volta ascoltato, La Trappola di Maigret dimostra ancora una volta la maestria di Simenon nel presentare la vita come una realtà complessa, ricca di sfaccettature, in cui Maigret si ostina a ricercare - e quasi sempre individuandole - le incrinature e le contraddizioni insite in ogni esistenza e in ogni essere umano. Di fronte a queste incrinature e contraddizioni emerge la calda umanità di Maigret, così lontana e anche rassicurante rispetto alle nevrosi dei poliziotti e degli investigatori del romanzo giallo contemporaneo.

Il commissario di Simenon sente di vivere all’interno di una umanità dove tutti si è colpevoli e vittime e non è raro che di fronte a un reo confesso ceda alla compassione. Indaga allora per capire cosa ha trasformato una persona qualunque in un assassino. Vuole arrivare nel tempo più rapido possibile a comprendere la ragioni che stanno alla base di un delitto, convinto che solo così si possa giungere al colpevole e fermarlo prima che faccia altro male agli altri ma anche a se stesso.

E, per capire, il nostro commissario fa quello che gli riesce meglio: osserva, incontra, parla. Lo vediamo entrare in bistrot, intrattenersi con portinaie ciarliere e portieri d’albergo. Lo incontriamo nelle vie di città di cui Simenon riesce a farci immaginare i rumori, gli odori, il clima e l’atmosfera. Alla fine di ogni indagine Maigret ha scandagliato a fondo ambienti e individui, è entrato in relazione con luoghi e personaggi e noi lettori – o ascoltatori come in questo caso – sentiamo che anche questa volta che siamo vicini alla conclusione del caso. Il nostro commissario ha oramai ristretto il cerchio attorno al colpevole che quasi sempre cede volontariamente, perché si sente rassicurato da Maigret, investigatore che diventa via via che procede la storia prima un confidente e poi un confessore con il quale liberarsi della propria colpa. Allora il commissario può finalmente accendersi la pipa con più calma e godersela, affacciato a una finestra mentre osserva Parigi scorrere sotto i suoi occhi… fino al prossimo delitto.

Un dettaglio della copertina
Un dettaglio della copertina
Un dettaglio della copertina
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