Sta facendo sempre più discutere, nelle ultime ore, il caso delle mascherine "mutanda", distribuite gratuitamente dallo Stato agli studenti e che, in molti casi, vengono accatastate a pacchi nelle case senza essere utilizzate. La motivazione? "Troppo strette", "estremamente scomode", "quasi impossibili da usare per chi ha i capelli lunghi". Il perché è presto detto: sono dotate di elastici da posizionare, anziché attorno alle orecchie, attorno alla testa, con tutte le fastidiose conseguenze del caso.

A sollevare il caso sui social era stato nei mesi scorsi il celebre maestro Alex Corlazzoli, che in un post Facebook scriveva: "E così ogni giorno migliaia (non so quanti perché l’ufficio di Arcuri non mi ha dato il dato) di euro vengono buttati. Certo ciascuno fa la sua parte: i presidi le fanno arrivare nei plessi e sono a posto. Gli insegnanti le distribuiscono e sono a posto! I genitori che possono permetterselo le comprano e i bambini sono a posto! Ma possibile che nessuno va oltre il suo naso chiedendosi: perché stiamo buttando soldi? Se non ci servono scriviamo ad Arcuri: noi non le vogliamo!".

Alla sua denuncia avevano fatto seguito migliaia e migliaia di messaggi di approvazione, e al tempo stesso lamentela, di genitori e studenti, con chi chiedeva il perché, fra l'altro, mascherine indicate per ragazzini dai 6 ai 12 anni venissero distribuite anche alle superiori e chi spiegava come in molte scuole erano state organizzate raccolte di tutte le mascherine inutilizzate per una spedizione in Africa: "Magari lì servono e le usano", scrivevano.

Dallo staff di Arcuri, intanto e come riportato dal Corriere della Sera, fanno sapere che il problema è stato segnalato e quelle che ancora circolano sono, probabilmente, "vecchie forniture" della Fca, che si occupa della produzione. E dal ministero dell'Istruzione confermano che, se i dirigenti scolastici dovessero riscontrare problemi, possono fare una segnalazione alla struttura del commissario straordinario e chiederne la sostituzione.

Quello che in molti si chiedono, però, è quanto siano realmente costate quelle mascherine che nessuno vuole e ancora vengono distribuite, e che fine faranno.

"Con un'amica di Roma - rilancia il maestro Corlazzoli - stiamo pensando ad un'iniziativa nazionale per non perderle e non perdere soldi. A breve vi aggiornerò".

(Unioneonline/v.l.)
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