Lontane origini sarde e quasi novant’anni ottimamente portati, Corrado Augias è sicuramente uno degli intellettuali più popolari del nostro Paese, una popolarità che nasce dal rapporto di lungo corso con la televisione. Il famoso giornalista e scrittore, infatti, ha sempre visto nel mezzo televisivo uno strumento per parlare di cultura, approfondire, creare programmi più di qualità che meramente schiavi dell’audience. Non per nulla è uno dei pochi, se non l’unico, che in Tv ha ancora l’ardire di promuovere e parlare di libri.

Proprio i libri sono i grandi protagonisti dell’ultima fatica editoriale di Augias, “La vita si impara” (Einaudi, 2024, euro 20, pp. 296. Anche Ebook), vera e propria autobiografia letteraria dato che l’autore non si limita a ripercorrere i tanti eventi della sua lunga esistenza, ma presenta le figure che hanno arricchito il suo percorso intellettuale e, insieme, la sua consapevolezza di cittadino: da Tito Lucrezio Caro a Renan, da Feuerbach a Freud e poi Spinoza, Manzoni, Beethoven, Nietzsche, Leopardi. Sono stati questi i maestri di Augias, pensatori, poeti, narratori, musicisti, una costellazione ampia che l’autore non esita a chiamare il suo pantheon, quasi assimilandoli a divinità laiche.

Il libro non vuole essere, però, una sorta di soliloquio intellettuale in cui parlare di letture, scrittori, filosofi. Corrado Augias racconta l’infanzia passata in Libia al seguito del padre ufficiale della Regia Aeronautica; la guerra e i bombardamenti; l’incubo di una feroce e lugubre occupazione; gli anni in un collegio cattolico, per lui che oggi si confessa ateo. E poi la vita professionale, il giornalismo, i libri, le fortunate circostanze che lo hanno reso partecipe di tre eventi importanti nella vita culturale del Paese: la nascita della Direzione centrale programmi culturali della Rai; la fondazione del giornale la Repubblica nel 1976, il rilancio di RaiTre nel 1987, avvenuto grazie all’ideazione di alcuni fortunati programmi televisivi da “Telefono giallo” a “Babele”, da “Città segrete” alla più recente creatura “La gioia della musica”, ultimo programma ideato per la Rai prima del passaggio a La7 ancora una volta con un fortunato programma di cultura: “La Torre di Babele”.

Assieme a questa dimensione pubblica vi è quella più intima, diremmo spirituale (ma non religiosa), segnata dal lungo apprendistato a una matura dimensione d’intellettuale. Come scrive Augias nel libro, «Il leitmotiv del racconto potrebbe essere un ideale sottotitolo: L’educazione di un italiano. Se guardo indietro chiedendomi come sia avvenuta questa “educazione” devo riconoscere che la maggior parte la devo ai libri letti, agli insegnamenti che vi ho trovato ma anche alle aperture espressive, all’analisi di una personalità o di un evento. Dire che la lettura di certe pagine può essere rivelatrice non basta a descrivere l’importanza degli incontri. In più di un’occasione ho scoperto, leggendo, d’avere sotto gli occhi ciò che confusamente avevo intuito senza però avere sufficiente ingegno per renderlo pensiero consapevole”.

Come ha detto Ignazio di Loyola più ci cinque secoli fa, «una casa senza libri è come una fortezza senza armi». Solo che queste “armi” bisogna avere la voglia e la capacità di usarle, non perdendo mai la curiosità intellettuale e la passione civile. Alla maniera di Corrado Augias, insomma.

La copertina
La copertina

La copertina

© Riproduzione riservata