La cifra stilistica della regia di Michele Sinisi è inconfondibile: spezza le convenzioni, sovverte il codice espressivo nella messa in scena di testi classici come "Miseria e Nobiltà" di Eduardo Scarpetta o "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni, spettacoli entrambi circuitati in Sardegna tra il 2017 e il 2019 con calorosa accoglienza di pubblico.

Conturbante è il suo "Tradimenti", spettacolo in scena al teatro Fontana di Milano fino a domenica.

Scritta dal drammaturgo inglese Harold Pinter, è la storia di una relazione extraconiugale, percorsa a ritroso dal 1977 al 1968. I personaggi in scena sono i due amanti Emma (Stefania Medri) e Gerry (Stefano Braschi) e il marito di lei, Robert (interpretato dallo stesso Sinisi), nonché migliore amico di Jerry. È un viaggio nella loro storia, tra tenerezza, paranoia, gelosia, rabbia, gioia e sospetto, non senza delle improvviste incursioni sarcastiche.

Un'immagine dallo spettacolo (foto di Luca del Pia)
Un'immagine dallo spettacolo (foto di Luca del Pia)
Un'immagine dallo spettacolo (foto di Luca del Pia)

Michele Sinisi, Pinter è un autore molto apprezzato, ma anche difficile da mettere in scena, perché il suo testo non si presta ad alcun tipo di modifica. Come si è approcciato all'opera?

"Fondamentale è stato un confronto con gli attori rispetto al testo e alle sue diverse interpretazioni, nonché uno studio certosino sull'allestimento scenico condotto assieme allo scenografo Federico Biancalani. Mi sono divertito dentro alle possibilità dell'opera.

La recitazione degli attori è estremamente naturalistica, mentre l'apparato scenografico è piuttosto simbolico, così come gli oggetti utilizzati, tra cui la magnificente maschera di cervo che spunta all'improvviso sul corpo di Robert.

Si, il naturalismo è cercato apposta per veicolare il testo e il suo contenuto in maniera schietta e semplice, fruibile da tutti, non solo dagli addetti ai lavori. Invece la scenografia è qui una sorta di co-protagonista, perché crea un ambiente in cui i corpi e le voci degli attori possono diventare materia, e al contempo aiuta lo spettatore a orientarsi attraverso i luoghi e tempi di questa vicenda, grazie al pannello creato da Federico che illumina di volta in volta le lettere che compongono le didascalie dell'autore".

L'opera di Pinter è piena di possibili livelli di analisi, che la sua regia ha voluto sottolineare.

"L'opera messa in scena non è solo quella, intoccabile, di Pinter, ma anche quella della galleria d'arte di Emma e le opere letterarie di cui si occupano Robert e Jerry, rispettivamente come editore e agente. E come il concetto di 'opera' è sezionabile in diversi livelli, così è per il concetto di 'tradimento', che riguarda non solo i protagonisti, ma è un'esperienza umana più generale. Anche il pubblico viene tradito, perché crede di sapere tutto e invece scopre continuamente il ribaltamento della realtà".

Sul finale lo spettacolo di Michele Sinisi diventa quasi una performance, il palco si illumina come una discoteca e a tutto volume parte una sequenza molto lunga di musica da disco anni '70-'80, mentre i protagonisti ballano. Tra il pubblico alcuni sono rimasti ad osservare confusi questo lunghissimo momento, una persona si è alzata indignata ed è uscita dalla sala, molti si sono messi a ballare a loro volta tra le poltroncine rosse. Il pannello segnava "1968 casa di Emma e Robert" e la vicenda qui ritorna infatti al suo punto d'inizio.

In questo curioso finale, si aspettava che il pubblico partecipasse in qualche modo, magari salendo sul palco a danzare con gli attori?

"Beh, se fosse accaduto li avremmo certo accolti. Ognuno è libero di reagire come meglio preferisce, secondo la sua sensibilità, e questa è la cosa bella. Qui sentivo la necessità di un momento di totale apertura, in cui la vicenda si disvela e il pubblico può tornare ad esser parte del tutto".

Da sempre Michele Sinisi pone il pubblico e le sue reazioni al centro della propria ricerca. E di reazioni, andando a vederlo, possiamo aspettarcene di diverse: dall'indignazione, allo stupore, all'ammirazione, e anche, come ieri sera al teatro Fontana, la voglia improvvisa di irrompere sul palco per ballare con gli attori. Che piaccia o non piaccia, in ogni caso è un'esperienza che non si dimentica.
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