La città vuota ma non silenziosa, con il via vai di sirene e ambulanze. Il lockdown tra smarrimento, paure ma anche fiducia. La battaglia senza sosta della sanità contro un virus per il quale “non esisteva nulla di previsto” come ha sottolineato Pier Paolo Terragni, direttore dell'Unità di Anestesia e Terapia Intensiva dell'Azienda Ospedaliera di Sassari.

La Biblioteca Universitaria di Piazza Fiume ha ospitato una mostra e un incontro di studio dal titolo “Dal soccorso alla cura. La quarantena a Sassari attraverso le immagini”.

Immagini, documenti e foto (scattate da Antonio Mannu tra marzo 2020 e maggio 2021) e poi gli oggetti diventati tristemente familiari: dalle prime mascherine fai da te, alla tuta completa per chi lavora in Rianimazione. Sarà visitabile sino al 14 ottobre.

L'iniziativa è realizzata dal Centro per gli Studi Antropologici, Paleopatologici, Storici della Sardegna e dei popoli del Mediterraneo, che fa capo al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.

Il convegno ha invece fatto il punto su quanto emerso grazie anche a un questionario distribuito nelle prime classi delle scuole superiori di Sassari.

“Ripercorrere quanto accaduto ci fa capire come siamo arrivati a oggi dove non c'è neppure più l'obbligo delle mascherine, tranne che nelle strutture ospedaliere" ha sottolineato Andrea Montella, del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'ateneo sassarese.

Hanno studiato gli effetti del lockdown i due docenti di Psicologia Manuela Zambianchi (Università di Bologna) e Arcangelo Uccula (Università di Sassari): “È stato vissuto in maniera critica da chi presentava già delle vulnerabilità, mentre nelle famiglie dove c'è stata una comunicazione e una buona coesione, i quindicenni hanno mostrato fiducia nel futuro.  stata rilevata anche una distinzione: le ragazze in genere hanno manifestato più ansia e tristezza rispetto ai ragazzi”.

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