Giorgio Pisano, cronista, non se n'è mai andato. Dal suo giornale, L'Unione Sarda, da questa vita. È sempre presente nelle pagine che ha lasciato, negli insegnamenti di chi ha avuto la fortuna di lavorare al suo fianco, negli aneddoti che ogni giorno vengono rievocati in redazione.

Lo dimostra una volta di più Francesca Virdis, giovane collaboratrice del nostro quotidiano, corrispondente da Guspini, che non ha mai conosciuto di persona Giorgio Pisano, scomparso nell'estate del 2016 a soli 66 anni, ma che è rimasta folgorata dai suoi scritti, quando per lavoro ha cominciato a sfogliare la collezione del quotidiano. Al punto che - al momento di scegliere la tesi di laurea in Lettere Moderne, discussa ieri - ha proposto al suo relatore di approfondire il contributo che ha dato Pisano al giornalismo sardo: "L'eredità di un cronista". Senza sapere che il suo docente, Pietro Picciau, era uno di quelli che ha lavorato nella cronaca di Cagliari guidata proprio da Giorgio Pisano.

Al cronista sarebbe piaciuto il lavoro di Francesca, il metodo, la caparbietà, la fatica di ricostruire in 62 pagine una storia unica. Perché la giovane giornalista - prima di parlare con i testimoni diretti dell'attività a tutto campo di Giorgio Pisano, con i colleghi, i familiari, l'amatissima moglie Valeria e il figlio Giacomo - ha letto (quasi) tutti i suoi scritti: articoli e libri, commenti e ritratti, interviste e inchieste.

Nella tesi c'è soprattutto il lavoro sul campo: l'inchiesta nel manicomio di Villa Clara, di cui Pisano si innamorò a tal punto da trasporre le storie di quei reclusi in un libro (Lista d'attesa); i reportage sui rapimenti di Fabrizio De André, Farouk Kassam, Giuseppe Soffiantini; i servizi sull'epidemia di colera a Cagliari (quando rischiò di essere trattenuto nel reparto Infettivi del Santissima Trinità per la profilassi dopo aver violato il divieto d'accesso in corsia), sulla tragedia del Moby Prince, le centinaia di interviste della domenica ai potenti di turno, ai protagonisti della cronaca, agli ultimi della società.

Ma Francesca è stata brava soprattutto ad andare oltre gli scritti, a voler conoscere la vera anima di Giorgio Pisano, i segreti di un successo professionale e umano: la sua preparazione universitaria, l'impegno politico nel Sessantotto, l'esperienza nel teatro, le sue ininterrotte letture, gli insegnamenti di un maestro unico quanto lui, Vittorino Fiori, l'esempio fornito ogni giorno ai colleghi. Su tutti, il suo mantra: schiena dritta. Perché, da vero cronista, era convinto che tutti potessero arrivare a svolgere una professione, per lui una missione sociale, a patto di rendere conto soltanto alla propria coscienza, agli ideali di un mestiere che impone rigore, fatica, impegno, senza mai inchinarsi ai "padroni delle ferriere".

Il ritratto umano che emerge dalla tesi è frutto di un lavoro sul campo, cioè la raccolta dei ricordi di chi ha diviso con Pisano sogni, ideali, nottatacce, lunghe attese di un particolare fondamentale per un pezzo di cronaca, anche delusioni. Come quando Pisano fu allontanato dalla redazione dell'Unione Sarda dall'ex editore Nicola Grauso nel momento in cui si presentò come sindacalista per contestare la scelta di licenziare in tronco, nel 1994, direttore e vice del giornale.

Pisano lavorò per tanti anni da casa, tornò al giornale soltanto dopo l'acquisizione della testata da parte dell'attuale editore, Sergio Zuncheddu, che per due anni gli affidò l'incarico di curare il settore web del giornale e di formare una schiera di giovani giornalisti. Periodo che per Giorgio Pisano fu di grande soddisfazione: "Era pazzo di gioia per quell'avventura - ricorda la moglie Valeria nella tesi di Francesca Virdis - Amava i giovani e credeva profondamente in loro".

È per questo che il grande cronista Giorgio Pisano rivive una volta in più, anche grazie alla prima tesi di laurea dedicata al suo lavoro. Non se n'è mai andato. Mai lo farà.

Paolo Carta

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