Nel 2000 non erano tanti i quotidiani online, e la storia dei giornalisti veniva soprattutto dalla carta stampata. Come Giorgio Pisano, che ha iniziato all'Unione Sarda nel 1974, diventando in fretta una prima firma del quotidiano, inviato, vice direttore e sempre e comunque cronista sul campo. Fino all'ultimo.

Dopo "l'inferno", parole sue, in cui lo aveva cacciato il vecchio editore, e la "rinascita", sempre parole sue, con la chiamata del nuovo (l'attuale) editore per occuparsi di web, è stato per lui doppiamente entusiasmante tornare in redazione: primo perché tornava al suo giornale, "l'editore mi ha ridato una sedia e una scrivania, quindi mi ha ridato la mia dignità"; secondo perché L'Unione Sarda ha un primato - nel 1994 è stato il primo quotidiano online in Europa, il secondo nel mondo dopo il Whashington Post - e la sfida era creare un contenitore multimediale in cui far fluire notizie dal territorio in tempo reale. Un canale web snello, veloce e aggiornato 16 ore e più al giorno, alimentato dal lavoro di cronisti in erba dislocati nei vari quartieri, nelle periferie, nei paesini di cui nessuno avrebbe mai saputo nulla.

Giorgio ha messo in piedi una squadra prendendo in prestito alcuni colleghi dell'edizione cartacea per organizzare il lavoro di redazione, e una dozzina di giovani (qualcuno passati i 30) a consumare le suole sui marciapiedi e portare notizie "che siano notizie", ammoniva.

Non c'erano orari, si iniziava presto la mattina e si finiva tardi la sera ma senza costrizioni, e a nessuno è mai venuto in mente di anteporre un impegno personale al lavoro. C'era entusiasmo, adrenalina a tutte le ore, momenti di convivialità - pochi - e momenti di tensione. Ma era tensione positiva, perché anche in un suo rimbrotto c'era sempre qualcosa di affascinante da imparare. Un errore non te lo rimproverava come tale, ma come spunto per capire cosa si doveva o non si doveva mai fare.

Un altro ammonimento era questo: "Se fai un'intervista e dopo l'intervistato ti chiama per ringraziarti o farti i complimenti, non gioire: significa che non hai fatto un buon lavoro. Tu non devi rendere un buon servizio all'intervistato, ma ai lettori. Perché i nostri maggiori azionisti sono i nostri lettori". E ancora: "Quando intervisti un comunista, per fargli le domande giuste tu devi essere fascista; se intervisti un fascista, tu devi essere comunista. E non accontentarti mai della prima risposta, vai sempre a fondo". Ciò significava che non si dovevano mai fare domande di comodo, anzi. E non si potevano fare le interviste per iscritto. Come era un affronto che l'intervistato chiedesse di leggere il pezzo prima di essere pubblicato. Pillole di giornalismo puro.

Personalmente mi ha fatto scoprire che si possono scrivere le interviste anche quando l'intervistato si rifiuta di rispondere alle domande del cronista. "Intervista non intervista", l'aveva chiamata, e a me sembrava impossibile seguire lo schema domanda-risposta per dare un testo leggibile. Invece era stata una cosa interessantissima, tanto che l'interlocutore infuriato aveva telefonato in redazione per chiedere come mai ci fossimo permessi di pubblicare un'intervista che lui non aveva mai rilasciato. Infatti tra le sue risposte c'era: "Perché dovrei parlare con lei?". E ancora: "Io parlo solo con i giornalisti fidati, amici e fidati". E questo era stato il titolo dell'intervista: "Parlo solo con giornalisti amici&fidati". Ovviamente l'idea di quella "e commerciale" tra i due aggettivi era stata di Giorgio, e aveva colpito nel segno perché quel signore era un conte, e il pezzo era stato così efficace che dopo lo snobismo con la sottoscritta si era "abbassato" a chiamare in redazione per chiedere di rimuovere il pezzo. Che invece Giorgio ha lasciato lì.

Una grande lezione di giornalismo che non si trova sui manuali e che proprio per questo ha un valore inestimabile che fa capire cosa intendesse Pisano con "schiena dritta sempre e davanti a chiunque". "Nessuno è superiore a nessuno se si racconta la verità. Niente intimidazioni, niente ricatti, se fai onestamente il tuo lavoro".

La mattina era il primo ad arrivare in sala riunioni. La mazzetta dei giornali ordinata ma non certo intonsa, aveva già letto tutto di locale, nazionale e internazionale. Cronaca e politica e perfino economia, che potrebbe non sembrare nelle corde di un giornalista non economico. Alle 8 del mattino sapeva già cosa diceva il giornale concorrente fino all’ultimo trafiletto, se avevamo dato o preso un buco. E in quest'ultimo caso erano dolori. Bastava lo sguardo, poi la doccia fredda, “hai visto cosa c'è oggi a pag 23?” E se il povero praticante - ma talvolta anche i redattori senior - non sapeva rispondere, di sicuro il mattino dopo avrebbe letto da cima a fondo soprattutto il giornale concorrente per non farsi cogliere impreparato.

Dopo questa riunione mattutina, prima di "aprire il recinto" e tutti fuori a sgambettare, aspettava proposte. Più per stimolare e forse pesare la creatività e lo sprone di ciascuno. Poi ognuno al suo compito: chi al desk, chi "fuori" a far parlare la gente, a scovare disagi, a denunciare inefficienze. “Fate parlare tzia mariannica concu”, il nostro lettore-tipo di riferimento. Oppure se qualcuno faceva voli pindarici nella stesura di un testo sperando in un complimento per “tanta cultura” lui lo stroncava: “Devi scrivere perché ti capisca tzia mariannica concu; se ti capisce lei, ti capiscono tutti”.

A fine giornata la grande soddisfazione per aver pubblicato 200-300 lanci di cui buona parte diventavano notizie e approfondimenti per il cartaceo. Stanchi ma appagati, appagati ma stanchi, eppure la mattina dopo si ricominciava: difficile arrivare prima di lui anche se un giorno eri sicuro di batterlo sul tempo. Aveva l'entusiasmo di un principiante e, insieme, quello del cronista esperto e generoso che metteva a disposizione di chi avesse voluto imparare il mestiere tutta la sua esperienza, intelligenza e cultura.

Tra le nozioni di giornalismo, che impartiva senza salire in cattedra, in modo semplice ed efficace, infilava regole morali, senza moralismi, come il suo amato "agli attacchi si risponde col lavoro, se sei professionalmente inattaccabile, nulla ti tange".

Gli anni al web con Giorgio Pisano molti li ricordano ancora, dopo quasi 20 anni, anche se hanno preso strade diverse o sono rimasti nel campo del giornalismo in altre realtà. Come non possono dimenticarlo tutti quelli che hanno lavorato con lui al cartaceo, prima e dopo l’esperienza del web. Un grande cronista che ha lasciato tanto. Ora anche in una tesi di laurea.

a.p.

L'Unione Sarda è andato online nel 1994
L'Unione Sarda è andato online nel 1994
L'Unione Sarda è andato online nel 1994
© Riproduzione riservata