Di lui, Gennaro Avellino, disse alcuni anni fa Stefano Benni, scrittore, umorista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo: «Quell’uomo è un poeta perché dà peso alle parole».

A ricordarlo è stata Marina Spinetti, docente di Lettere presso l’Istituto di istruzione superiore Giuseppe Garibaldi e presidente dell’Università della terza età di La Maddalena durante la recente presentazione dell’ultimo libro di Gennaro Avellino “La finestra sul mondo, poesie e aforismi”, edito da Paolo Sorba. «Mi colpì questo interesse, questo giudizio di Stefano Benni nei confronti di Gennaro Avellino, del quale vide la profondità».

Infatti, ha proseguito la Spinetti, «quando conobbi Gennaro, una ventina d’anni fa, fui colpita non solo dalla sua sensibilità ma anche e proprio dalla sua attenzione alle parole, al focalizzarsi su di esse».

Classe 1936, studi magistrali, impiegato dello Stato da anni in pensione, Gennaro Avellino ha già pubblicato alcuni libri di poesie ed ha partecipato a diversi concorsi regionali e nazionali.

«I poeti, sia quelli antichi che i moderni, hanno la capacità di parlare del particolare in maniera universale; universali le proprie sensazioni, le proprie emozioni; Questo per me è il segreto della poesia», ha proseguito la Spinetti.

«Solo se la poesia si stacca dall’autore, può vivere», ed è ciò che la rende «non evanescente, non evaporatile», ma «eterna».

Del libro, durante la serata, si sono alternate diverse letture, tra poesie ed aforismi, secondo la sensibilità e la percezione di diversi “interpreti”, inframmezzate queste da un dialogo interessante e a tratti particolarmente brillante, tra il poeta, la presentatrice ed il pubblico presente.

«La poesia è un antidoto alla realtà», ha affermato Gennaro Avellino. Aggiungendo: «È come una lente attraverso la quale noi, con lo spirito, riusciamo a sublimare la vita, l’esistenza; è una catarsi!». Riusciamo ancora a percepire il bello della poesia in questa nostra epoca, «caratterizzata dell’analfabetismo della riflessione?», si è domandata Marina Spinetti. «La risposta è assolutamente sì; la poesia è necessaria, è l’antidoto».

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