Una mostra dedicata al futurismo e alle donne. Arriva dal 9 marzo al MAN di Nuoro "L'elica e la luce. Le futuriste. 1912-1944", esposizione che dopo i progetti sull'espressionismo tedesco e le coppie dell'avanguardia russa completa una trilogia dal taglio inedito, realizzata con la direzione artistica di Lorenzo Giusti e focalizzata sui movimenti dell'avanguardia storica.

Un'esposizione che prende le mosse dal "Manifeste de la Femme futuriste", pubblicato da Valentine de Saint-Point il 25 marzo 1912, e che indaga il ruolo delle donne in questo movimento programmaticamente misogino e che fin dalla sua fondazione proclamava il disprezzo della donna e costruiva una visione dell'arte totalizzante su valori quali la forza, la velocità, la guerra.

Nel percorso espositivo – che individua i caratteri di una ricerca collettiva liberi da stereotipi - oltre 100 opere fra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d'arte applicata, un excursus sull'operato di queste donne che hanno lavorato dagli anni Dieci fino agli anni Quaranta, firmando i manifesti teorici del futurismo, partecipando alle mostre, sperimentando innovazioni di stile e di materiali in ambiti trasversali quali le arti decorative, la scenografia, la fotografia e il cinema, ma anche la danza, la letteratura e il teatro. Figure indipendenti, artiste e intellettuali di primo piano nella ricerca estetica d'inizio secolo.

Barbara, Pensieri in carlinga, 1938
Barbara, Pensieri in carlinga, 1938
Barbara, Pensieri in carlinga, 1938

Ogni capitolo del percorso, che procede per macro-temi – il corpo e la danza, il volo e la velocità, il paesaggio e l'astrazione, le forme e le parole – documenta una vena particolare delle artiste futuriste, dedite ora alle arti applicate, al tessuto, ora all'uso del metallo e, in generale, a una sperimentazione polimaterica e multidisciplinare nel campo delle arti figurative, ma anche letterarie e coreutiche. Per ciascuna di loro alcune affascinanti biografie che s'intrecciano con la vita artistica e culturale del periodo (i salotti, le maggiori mostre nazionali, le riviste, i teatri) ma si ambientano anche sullo sfondo di un paese, allo stesso tempo, eccitato dal progresso, ferito dal conflitto.

Le vicende sono a volte spregiudicate (esemplare la biografia di Valentine de Saint-Point), spesso passate in sordina rispetto alle cronache, qualche volta inosservate dalla critica coeva, o assorbite dall'anonimato della vita famigliare (come accadde a Brunas) o cancellate delle guerre (Alma Fidora, la cui biblioteca e l'archivio di documenti sono andati distrutti sotto i bombardamenti). Spiccano artiste totali, non solo la più nota Benedetta, ma anche Marisa Mori, Adele Gloria e il gruppo di coloro che collaborano a "L'Italia futurista".

Benedetta Cappa\r, Cime arse di solitudine, 1936
Benedetta Cappa\r, Cime arse di solitudine, 1936
Benedetta Cappa , Cime arse di solitudine, 1936

In catalogo saranno pubblicate le opere esposte con testi di Giancarlo Carpi, Enrico Crispolti, Chiara Gatti, Lorenzo Giusti, Raffaella Resch e una intervista a Lea Vergine, autrice della memorabile mostra curata nel 1980 per Palazzo Reale a Milano, "L'altra metà dell'avanguardia", dedicata alle artiste attive tra il 1910 e il 1940.

(Unioneonline/v.l.)
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