"Hey Joel sono Marty Cooper. Voglio che tu sappia che ti sto chiamando da un telefono cellulare".

È il 3 aprile del 1973. A parlare, da New York, è Martin Cooper, l'ingegnere statunitense della Motorola. Dall'altra parte c'è il suo amico e rivale della Bell Laboratories AT&T, Joe Engel.

Sono passati 45 anni e questa è la prima chiamata nella storia da un telefono cellulare: "Alla Motorola ce l'abbiamo fatta, la telefonia cellulare è una realtà", annuncia Cooper all'amico/rivale.

Quarantacinque anni: possono sembrare pochi, ma nel campo delle telecomunicazioni sono ere geologiche.

Marty Cooper telefonava con un apparecchio chiamato DynaTac (Dynamic Adaptive Total Area Coverage): soprannominato scarpa o mattone, bianco, pesava oltre un chilo, non aveva display, aveva bisogno di 10 ore per caricarsi e un'autonomia di appena 35 minuti.

Martin Cooper oggi ha 89 anni. Nel 1954 era stato assunto dalla Motorola con l'incarico di lavorare all'idea di un telefono che permettesse di chiamare "non un luogo, ma una persona". Ci ha messo quasi due decenni ma ce l'ha fatta: il primo prototipo funzionante è costato all'azienda oltre un milione di dollari.

Il primo cellulare della storia - il DynaTAC 8000X - però fu messo in commercio sono nel 1983: offriva fino a 30 minuti di conversazione e la possibilità di salvare alcune decine di numeri in rubrica, al prezzo di 3995 dollari (circa 9mila di oggi).

E quello che pareva essere un bene di lusso per milionari e super ricchi, negli anni '90 diventa un bene di consumo di massa: arriva il boom dei Nokia (il 3310 è un cult, ancora oggi considerato indistruttibile). Poi col passare degli anni, a ritmi sempre più frenetici, si susseguono le innovazioni.

La possibilità di mandare mail nel '99 col Blackberry, la prima fotocamera nel 2000, il primo lettore mp3 incorporato nel 2001, lo schermo a colori nel 2002.

E così via, di innovazione in innovazione, fino alla rivoluzione di Apple, che nel 2008 lancia il primo iPhone dando il via alla nuova era, quella in cui tutti sono connessi sempre e ovunque.

(Unioneonline/L)
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