È il 1890 e il Wild West Show, il grande circo di Buffalo Bill, sbarca a Roma. Poco lontano da dove si accampa la troupe del circo si estende il West nostrano, la Maremma, un territorio aspro, regno dei butteri, i mandriani a cavallo. Tra loro ci sono Penna e il giovane Donato. Dopo aver contribuito all’arresto di Occhionero, il brigante più pericoloso del paese, Penna e Donato subiscono un furto di cavalli da parte dei Sioux che lavorano per Buffalo Bill. I due butteri si mettono sulle loro tracce, ma la fuga dal carcere di Occhionero, a cui dà la caccia l’inetto carabiniere Orsolini, e la vendetta di Gilda, giovanissima carbonaia vittima di Occhionero e dei suoi complici, scatenano una serie di eventi dall’esito fatale.

Romanzo corale che adatta il genere western al contesto italiano, “Selvaggio Ovest” (NN Edizioni, 2024, Euro 18, pp. 368. Anche Ebook) è una grande avventura di galoppate e furti, di inseguimenti e sparatorie. Daniele Pasquini, infatti, si ispira alla tradizione americana di Larry McMurtry e del suo Lonesome Dove, per raccontare la realtà maremmana, un mondo aspro e di frontiera, sospeso tra l’arrivo della modernità e il costante richiamo della natura primitiva. A Daniele Pasquini chiediamo come è nata l’idea di ispirarsi al genere western per il suo romanzo.

«L'idea di scrivere un romanzo western nasce da diverse suggestioni accumulatesi nel tempo. Amante della letteratura americana, negli ultimi dieci anni ho subito più volte il fascino del romanzo di frontiera. Volevo sfruttare le potenzialità narrative del genere western per affrontare temi per me cruciali, evitando però di incappare nei tranelli dell’autobiografismo. Trovavo assurda, dalla mia posizione, l’idea di immaginare una storia ambientata nel West americano. Poi alcuni viaggi negli USA occidentali e nella Maremma hanno evidenziato analogie paesaggistiche. La scoperta dei butteri maremmani prima, e la storia della tournée italiana di Buffalo Bill ha reso concreta l'idea di una narrazione western italiana».

Cosa rappresenta la Maremma nel suo romanzo e cosa rappresenta per lei?

«La Maremma per me è il luogo dell’infanzia, delle vacanze estive, dei giochi e delle cicale in pineta. Più avanti nel tempo è stato il luogo in cui respirare dopo i lockdown pandemici. Un luogo felice. La Maremma del romanzo è molto diversa, perché a fine Ottocento le bonifiche ancora non erano arrivate, perché la malaria uccideva, perché l’aspettativa di vita era bassissima. Era effettivamente una terra in cui la modernità – e più precisamente lo Stato italiano – non era ancora arrivata, e che poteva somigliare, almeno per scopi letterari, a una terra sperduta nell’Ovest americano».

A quale dei protagonisti del suo romanzo è maggiormente legato?

«È una scelta molto difficile, perché ciascun personaggio mi ha dato molto. Di primo acchito direi Donato o Gilda, anche se è Giuseppe quello che più mi ha fatto pensare, e senza dubbio il brigante Occhionero è stato il più affascinante da concepire. Tra i personaggi minori c’è il giornalista Sigaretta, che per certi tratti mi somiglia molto. Ma alla fine, dovendo sceglierne solo uno, direi il carabiniere Orsolini: nella sua ridicolaggine, nel mix di pavidità, goffaggine e vanagloria c’è molto più di una macchietta».

Esiste un "Selvaggio Ovest" contemporaneo dove le piacerebbe ambientare un romanzo?

«Dipende molto da cosa si intende con “Selvaggio Ovest”. Spesso il West richiama due idee contrapposte: una è quella del luogo senza legge. Far-West si usa spesso nei titoli di giornale quando ci si vuole riferire a un evento criminale. L’altra è invece un’idea “hollywoodiana”, fatta di onore, sete di conquista e civilizzazione. Sono aspetti che negli ultimi decenni per fortuna sono stati problematizzati e ampiamente messi in discussione. Devo dire che a me del western interessano in realtà le opportunità narrative date dal genere, e in particolare dal concetto di frontiera: un luogo sperduto in cui i personaggi si muovono, in bilico tra la vita e la morte. Non una terra da colonizzare, ma un punto cardinale verso cui muoversi, una ricerca continua. Alcuni luoghi si prestano meglio di altri a questo tipo di riflessione, e quelli che conservano una dimensione arcaica, non totalmente antropizzati, funzionano meglio di altri. Non a caso la Maremma, così come la Sardegna e alcune aree appenniniche o del Sud, si prestano o si sono prestate a essere set di western letterari o cinematografici. È lì – nei boschi, nelle praterie, tra le campagne - che il western è ancora possibile».

La copertina
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