L'astronomo e geografo greco Tolomeo identificava nel II secolo d.C. almeno 30 stelle fisse come  Capella, Vega, Regolo, Deneb e Castore, per fare qualche esempio. Le cosiddette stelle inerranti venivano considerate già dai sardi nuragici per l'orientamento degli edifici importanti, soprattutto quelli di culto. Alcuni esempi sono i monumenti dei siti di S’arcu ‘e is forros a Villagrande Strisaili, Serra Orrios a Dorgali, Paule s’Ittiri a Torralba, Oes a Giave. Sono tutti oggetti di studio, come sottolineato nel XII convegno internazionale di Archeoastronomia che si è tenuto a Sassari nella sala della Fondazione di Sardegna.

L'evento “La misura del tempo” è stato organizzato dalla SAT - Società Astronomica Turritana e dal Circolo culturale Aristeo. Ha raccolto esperti, archeologi, antropologi, architetti che hanno condotto un lungo viaggio dall’Isola alla Campania, dall’Egitto alla Croazia e alla Grecia, alla ricerca dei legami tra gli antichi edifici e il disegno della volta celeste.

Di grande prospettiva è uno studio in corso proprio in Sardegna, come ha spiegato Michele Forteleoni della SAT insieme a Simonetta Castia del Circolo Aristeo: l’orientamento del pozzo sacro di Irru, nei pressi di Nulvi, sembra legato al ciclo solare così come quello di Predio Canopoli a Perfugas che presenta, inoltre, una conformazione per cui il sole tramonta per circa 120 giorni illuminando la sommità della scala di accesso.

L’architetto Serena Noemi Cappai ha evidenziato come i pozzi sacri siano monumenti i cui costruttori hanno saputo coniugare ordine, eleganza matematica, equilibrio. Gli edifici di mille anni prima di Cristo, ha spiegato, denotano una profonda comprensione e un sapiente utilizzo dei sistemi costruttivi di grande armonia, strutture di altissimo design.

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