Il pallino del rock
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Che i francesi siano dei rosiconi lo sappiamo dai tempi di "Bartali" di Paolo Conte. Ma è comunque patetico che per invalidare la vittoria dei Måneskin e assegnare l'Eurovision a una loro cantante spaccino per assunzione di cocaina quell'improvviso chinarsi di Damiano sul tavolino. Intanto perché fa sorridere che la Francia si arrabatti per intestarsi l'equivalente musicarello di Giochi senza frontiere dopo aver messo già un piedon in ben più consistenti aree a tradizionale influenza italiana, dalla Libia a Mediaset. E poi - lo abbiamo visto nei film - la coca si sniffa laboriosamente, turandosi una narice su due, mica con uno scatto nervoso di un istante. E infine i Måneskin non sono anarchici autodistruttivi ma bravi ragazzi, dai, che per apparire rivoluzionari, non potendo ricorrere a trovate vecchie come l'ombretto sulle palpebre o le creste sul cranio, si sono messi il pallino sulla "a". E allora, anziché impappinarsi con giuramenti antidroga e storie incomprensibili di bicchieri rotti, Damiano dica così: nella gioia e nella frenesia per la vittoria ci era cascato il pallino e lo cercavo sul tavolino, e mi è rimasto appiccicato in fronte. Infatti ora mi chiami Dåmiano. E ora gentilmente occupiamoci di roba seria. Bonsuàr.
Celestino Tabasso