Ci sono cose che andrebbero fatte più spesso possibile come antidoto al logorio della quotidianità. La nostra scelta, personalissima e del tutto arbitraria, cade su ascoltare una canzone di Simon & Garfunkel, leggere qualche pagina di un romanzo di Jane Austen, assaporare un componimento poetico di Emily Dickinson e… guardare in assoluta solitudine un film di John Ford.

La scelta è ampia tra le decine di capolavori che il grande regista americano ha realizzato in più di mezzo secolo di carriera. Noi propendiamo, sempre in via personalissima e arbitraria, per il più classico tra i classici del genere western: Ombre rosse del 1939. Le ragioni sono presto dette: è un film semplice nella trama, quanto profondo nello svolgimento filmico. È un racconto per la mente, poesia per il cuore, sinfonia visiva per gli occhi. E poi c’è l’azione, l’avventura, il buon senso, il lieto fine. C’è la Monument Valley e c’è John Wayne. Insomma, è una pellicola che raccoglie al suo meglio tutto l’universo narrativo e ideale di Ford.

Ombre rosse fa anche da filo di Arianna al volume “Il mondo secondo John Ford” (Jimenez edizioni, 2023, Euro 20, pp. 272) con cui il giornalista e critico Alberto Crespi celebra in maniera molto personale e intima il grande cineasta americano in occasione del cinquantenario della scomparsa, avvenuta il 31 agosto 1973. “Il mondo secondo John Ford” è, infatti, molto lontano dal classico saggio di critica cinematografica. È un atto di amore e di gratitudine nei confronti di un regista che ha regalato tanti momenti felicità, divertimento, commozione, emozione e riflessione non solo a Crespi, ma a centinaia di milioni di spettatori nel mondo. Il volume, lo dice lo stesso autore, è un tentativo “folle e disperato” di raccontare la poesia di John Ford e viaggiare nel suo mondo. E si tratta di un viaggio appassionato e appassionante, un racconto in prima persona che regala una miriade di spunti di riflessione, curiosità, collegamenti e suggestioni e, soprattutto, svela l’originalissima poetica che segna l'opera del regista.

Per arrivare a questo obbiettivo non certo semplice Alberto Crespi rinuncia a ogni tipo di percorso di tipo cronologico, biografico oppure di genere, del tipo film western e film non western di Ford. Si fa guidare dalla diligenza di Ombre rosse per creare un percorso tematico nell’immaginario fordiano. Non poteva essere altrimenti per Crespi, lo scopriamo fin dalle prime pagine del libro. Ombre rosse è il film da cui tutto è cominciato. È il film perfetto che Orson Welles vide decine di volte, adottandolo come una sorta di manuale di cinematografia prima di dirigere Quarto potere nel 1940.

Crespi ha quindi preso i nove passeggeri della diligenza di Ombre rosse e ciascuno di diventa lo spunto per un capitolo: parlando di Ringo/John Wayne si analizza la figura dell’eroe fordiano, parlando di Dallas/Claire Trevor scopriremo che Ford è un regista assai più “femminile” di quanto si creda, e così via. Oltre ai nove passeggeri, in Ombre rosse ci sono altri due protagoni­sti. Gli indiani, ovviamente, e la Monument Valley, il paesaggio che Ford scopre in quel film e che per molti appassionati è diventato il Far West per antonomasia.

Nove personaggi più due: undici capitoli nel corso dei quali Crespi entra ed esce dai film di Ford senza scrupoli, con assoluta libertà e offre al lettore le chiavi per comprendere come il regista ha interpretato il mondo e come, di conseguenza, lo ha raccontato nel suo cinema: un cinema nel quale si ride e si piange allo stesso tempo; un cinema nel quale l’avventura, il West, la storia, la violenza (mai gratuita, mai esaltata), le frontiere si mescolano sempre con l’ironia sommersa, il senso della famiglia e della comunità, il dolore della perdita e il passaggio di consegne da una generazione all’altra.

A nostro parere si scopre che John Ford aveva l’animo del grande umanista e credeva profondamente nelle migliori qualità dell’essere umano. Quelle qualità di solidarietà fratellanza, buon senso e fiducia nel prossimo che permettono di essere inclusivi e tolleranti senza le fredde regole del politically correct. Le sue eroine, molteplici e meravigliosamente moderne, i suoi eroi erano spesso dei solitari, non sempre erano vincenti, ma sapevano quale fosse il loro posto nel mondo e quali scelte fare perché la comunità potesse prosperare. Il mondo di John Ford non era un Eden, ma certo era animato di buona volontà e di senso di giustizia. Forse per questo ci manca tanto. 

La copertina
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