Il tempietto di Malchittu, in Gallura, è stato costruito lungo l’asse nordovest-sudest e con ingresso orientato esattamente all’alba del solstizio d’inverno. Invece il tempio di Sa Carcaredda, in Ogliastra, ha come riferimento la stella Sirio.

Sono alcune delle nuove scoperte esposte durante l’undicesimo Convegno di archeoastronomia “La misura del tempo”, che si è tenuto a Sassari, alla Fondazione di Sardegna, grazie all'organizzazione della Società Astronomica Turritana e dal Circolo Aristeo. 

È noto che gli antichi considerassero il Sole e gli astri per orientarsi nello spazio e nel tempo e in Sardegna sono presenti importanti testimonianze di questo tipo. Un legame astronomico parrebbe unire alcuni templi nuragici edificati presso i complessi archeologici di Serra Orrios (Dorgali), Romanzesu (Bitti), S’arcu ’e is forros (Villagrande Strisaili) e che si ripete anche nel complesso archeologico di Oes, a Torralba. Secondo i rilevamenti effettuati, tra il tempietto 2 di Oes e le vicine aree del nuraghe Oes e di Paule s’ittiri gli orientamenti reciproci corrispondono rispettivamente ai solstizi d’inverno e d’estate. 

Saper interpretare i solstizi e gli equinozi era fondamentale per l’agricoltura, come per esercitare il culto e, spesso, chi teneva il conto “ufficiale” dei giorni era in qualche caso considerato una figura sacerdotale. Durante il convegno sono stati illustrati casi in cui, in tutto il mondo, l’orientamento degli edifici è chiaramente ispirato al sorgere del sole in determinati periodi dell’anno, come il tempio di Amon-Ra in Egitto, o il santuario etrusco di Diana Tifatina a Capua, dedicato alla dea della luna.

L’evento è stato possibile grazie al patrocinio e il sostegno della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna, il patrocinio del Comune di Sassari e dell’Università turritana.

 

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