Per fortuna ci sono loro a illuminare il buio della notte. Ogni tanto i filosofi italiani del terzo millennio, superando con sprezzo del pericolo gli ostacoli della nostra democrazia censoria, fanno sentire le loro voci. Parlano e cantano, talvolta predicano: musica sacra per le nostre menti e pane angelico per lo spirito. Le loro teorie introducono nuove sapienze. Indagano sui mali della società, mettono la loro conquistata conoscenza al servizio dell’umanità. Molti politici li ascoltano affascinati, aprono dibattiti, mobilitano il parlamento. In principio c’erano Grillo l’Elevato e Celentano, un po’ Savonarola e un po’ sant’Agostino. Ora c’è anche Fedez il rapper, che attraverso la pelle tatuata dal collo ai polpacci lancia un messaggio esoterico: il corpo è soltanto il vile contenitore dell’anima. Fra coloro che esprimono concetti sul senso della vita non scordiamo Benigni. Ma lui, come Platone, è intoccabile. Per prudenza non esprimiamo giudizi: la Corte suprema degli intellettuali di rosso togati potrebbe condannarci al silenzio perpetuo. Questi filosofi pop non scrivono trattati. Alla scrittura preferiscono l’oralità del teleschermo. Sono convinti che «Basta la parola»: famoso tormentone del fine dicitore Tino Scotti. Che con quella frasetta propagandava in Tv un efficace lassativo.

Tacitus

© Riproduzione riservata