Gli artigiani sardi nella grande vetrina di Homo Faber
Quattro le aziende dell’Isola presenti
(Foto L'Unione Sarda-Rais)
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Alcune delle migliori espressioni del saper fare della Sardegna. Talento, creatività, capacità di interpretare in modo dinamico gli insegnamenti della tradizione. Il passato viene rivisitato secondo i canoni di una modernità che non tradisce la memoria tramandata. A Venezia, nell’Isola di San Giorgio Maggiore, nella vetrina mondiale di Homo Faber, mostra sui mestieri d’arte ideata da “Michelangelo Foundation”, la Sardegna porta in dote opere e progetti antichi e modernissimi. Una prodigiosa alchimia tra le competenze acquisite in ambito familiare e gli apporti di designer che arrivano da lontano. I magnifici quattro che sino al primo maggio rappresentano l’Isola negli spazi della Fondazione Cini, nell’ambito di Homo Faber, sono Terrapintada di Bitti, Bam Design di Nuoro e due fucine di idee e forme artigianali con un solido radicamento a Samugheo, l’azienda di Mariantonia Urru e il laboratorio M&dusa.
Idee e progetti
Terrapintada e il laboratorio M&dusa sono arrivati a Venezia sull’onda di ArtiJanus/ArtiJanas, il progetto sperimentale di cultura del design e dell’artigianato promosso e sostenuto dalla Fondazione di Sardegna con la direzione scientifica e artistica di Triennale Milano. Hanno trovato ospitalità nella sezione Next of Europe curata da Jean Blanchaert e Stefano Boeri. L’azienda di Bitti, bottega animata dai fratelli Giulia e Robert Carzedda e da Simonetta Marongiu, ha portato in laguna un'opera in ceramica che - spiegano gli artefici - “trae ispirazione dal costume tradizionale femminile, in particolare dalla plissettatura della gonna e dalla modalità con la quale di frequente veniva usata per coprire il capo”. Gli artigiani bittesi hanno lavorato, in grande armonia, con i designer Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto. Il laboratorio M&dusa di Marcella e Daniela Sanna contribuisce alla causa di Homo Faber con i due cuscini Sa Murta e Su Brunzu, creati, con la collaborazione di Serena Confalonieri, su telaio manuale utilizzando la tecnica di tessitura “a pibiones”. Vengono richiamati temi naturali e identitari: la pianta di mirto e il guerriero nuragico. Dentro “Next of Europe” c’è anche l’arazzo dell’azienda fondata a Samugheo da Mariantonia Urru, punto di riferimento per la tessitura in Sardegna, che ha dato continuità alla vita del suo laboratorio attraverso il coinvolgimento dei quattro figli. Pino Demelas è uno degli eredi di questa gloriosa tradizione: “Dobbiamo tutto a nostra madre che ci ha indotto a studiare per acquisire utili competenze. Lei ogni giorno continua a guidarci, a offrire indicazioni. L’azienda ha un’identità definita tra la tradizione che va rispettata e lo sguardo rivolto al futuro e alle nuove forme espressive. Per l’arazzo che abbiamo portato a Venezia ci siamo ispirati all’arte di Pinuccio Sciola”. Sullo stesso solco si muove Bam Design di Nuoro, specializzata nella lavorazione artistica del ferro battuto, del rame, dell’ottone e dell’acciaio. È nata da uno slancio di Tonino Bruno, artigiano di terza generazione. I figli Vittorio e Andrea, laureati rispettivamente al Politecnico di Milano e all’Accademia di Belle Arti di Brera, hanno condiviso con lui l’amore per l’artigianato. Partecipano a “Homo Faber” con le madie Tonie e Teh nella sezione“The Artisan: una sala da tè fatta a mano”.
La mostra
Per i visitatori tante belle sorprese compresa l'opportunità di scoprire la magnificenza dei giardini della Fondazione Giorgio Cini con il leggendario Teatro Verde, il perfetto labirinto di Borges e le suggestioni delle Vatican Chapels. Nel percorso anche la piscina Gandini dove il geniale Bob Wilson fa rivivere il tempo e le atmosfere della sua Madame Butterfly. Una piacevole immersione. Quest'anno Homo Faber osserva il Giappone e la cultura e l'arte del Sol Levante in un gioco di intrecci e rimandi. Nei 4 mila metri quadrati di area espositiva si sviluppano 15 mostre allestite da 22 tra designer, architetti e curatori in arrivo da tutto il mondo. Un tripudio dell'artigianato, alto e nobile tra ceramiche, porcellane, manufatti in ferro battuto e legno, sino alle trame dei tessuti ai gioielli e a tutti i “tesori viventi” che descrivono l’anima profonda di storie millenarie.