È il 1987 quando Bianca decide di partire per il Giappone. È affascinata da quel lontano Paese ancora poco conosciuto nell'Italia degli anni Ottanta e lì spera di sfondare come giornalista e di riuscire a trovare una propria dimensione. Impossibile, però, non sentirsi anche un po' degli estranei così lontani da casa. Ed estranea a quello che la circonda si sente quasi un trentennio dopo Celeste che pure è nata a Tokyo da madre italiana e padre americano. È la perfetta figlia della globalizzazione, ha diciassette anni nel 2014 e sente la propria identità come perennemente sospesa, alla continua ricerca di un luogo di appartenenza.

È attorno a queste due figure femminili, Bianca e Celeste, che si snoda l'ultimo libro della giornalista Fabiola Palmeri Come un sushi fuor d’acqua (La Corte editore, 2019, pp. 272, anche e-book), romanzo che è storia di realizzazione e crescita per due donne di epoche diverse e viaggio all'interno della cultura giapponese, dei suoi colori, sapori, tradizioni e profumi. Un libro che vuole essere, inoltre, una riflessione su quanto sia difficile trovare un proprio luogo di appartenenza e una propria identità come ci conferma proprio Fabiola Palmeri: "Il titolo, Come un sushi fuor d’acqua, è un po' un modo per dire 'come un pesce fuor d'acqua' ma alla giapponese, dato che nel nostro immaginario il sushi è emblema di Giappone. E le mie due protagoniste così si sentono, spaesate, nonostante il comune legame con il mondo nipponico".

In cosa sono simili e in cosa diverse le due protagoniste?

"Partiamo dalle differenze che sono prima di tutte generazionali. Sono due donne di epoche diverse e che entrano in contatto con due momenti differenti della storia giapponese. E in Giappone i cambiamenti sono veramente molto rapidi come dimostra anche la terza protagonista del libro, la città di Tokyo. A Tokyo interi quartieri vengono abbattuti e ricostruiti nel giro di sei mesi e in breve tempo è facile non riconoscere i luoghi".

E cosa unisce Bianca e Celeste?

"Proprio il Giappone e in particolare la città di Tokyo. Sono entrambe legate a queste due realtà anche se non sanno ben definire il perchè. Per Bianca il legame è il frutto di un desiderio che si realizza trasferendosi nel Paese del Sol levante. Celeste è nata a Tokyo, ma poi se ne è andata. Tornando capisce quanto quella città sia per lei un punto fisso, pur nelle tante incertezze della sua giovane età".

Cosa lega invece lei, Fabiola Palmeri, al Giappone?

"Ci ho vissuto dodici anni e l'arrivo di Bianca raccontato nel libro assomiglia in tante cose al mio primo contatto diretto con il mondo nipponico. Se poi ripenso al mio incontro con il Giappone devo dire che è stato un incontro privilegiato".

Perché?

"Perché trent'anni fa quella nipponica era una terra che si conosceva poco, che poteva essere sognata. Era un mondo dai confini molto nebulosi per noi europei".

Un tempo il Giappone era considerato luogo d'eccellenza per la tecnologia. È ancora così?

"Oggi mi pare che il mondo giapponese vada guardato soprattutto per quanto riguarda i fenomeni sociali. Nella società nipponica emergono, infatti, problematiche che poi si presentano dopo qualche tempo anche da noi. Per fare un esempio, quando feci più di vent'anni fa l’esame per diventare giornalista professionista potevo portare davanti alla commissione giudicante un tema a scelta da presentare. Puntai sul bullismo giovanile, allora molto presente in Giappone, ma l'argomento venne liquidato come poco significativo per la realtà italiana. Oggi di bulli e bullismo si parla continuamente nel nostro Paese. Insomma, il Giappone va guardato per capire cosa potrebbe accadere anche nella nostra società tra qualche anno".

Alla fine del libro lei definisce Celeste una "figlia di un mondo globale quanto intrigantemente complicato". Perché il nostro è un mondo intrigantemente complicato?

"Perché guardando i giovani di oggi mi paiono enormemente avvantaggiati per la mole di tecnologia e di informazioni di cui possono disporre e allo stesso tempo mi fanno tenerezza per la loro incapacità di gestire a volte l'imprevisto, per la loro poco abitudine a desiderare qualcosa tanto da attraversare il mondo per placare questo desiderio. Insomma, manca a tanti delle nuove generazioni quello che spinge Bianca ad andare in Giappone nonostante il mondo globale abbia reso tante cose molto più semplici".
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