Filippo Gianfriddo: «La musica rispecchia la civilità di un Paese. E potrebbe fermare ogni guerra»
Intervista al musicista toscano, sardo d’adozione, primo timpanista e marimbista del Teatro Lirico di Cagliari«Se tutti nel mondo si appassionassero un po’ di più alla musica, ci sarebbero meno odio e meno guerre».
Insomma, la musica è l’arte per eccellenza per Filippo Gianfriddo, 48enne toscano ma sardo d’adozione, primo timpanista e marimbista del Teatro Lirico dal 1997, che da ieri ha iniziato una tournèe tutta cagliaritana.
Nella Chiesa di Sant’Agostino ha debuttato ieri la Sinfonietta del Teatro Lirico, diretta da Jacopo Rivani, con il primo di quattro appuntamenti musicali per “Un’Isola di Musica 2023”, la rassegna musicale del Lirico che approderà in alcuni centri della Sardegna e porterà in scena un’orchestra d’archi e la marimba solista di Gianfriddo, per un ascolto di sicuro fascino.
Il concerto viene replicato oggi alle 20 nella Parrocchia della Vergine della Salute e domani alle 19 al Castello di San Michele, sempre nel capoluogo; domenica esibizione alle 20 nel Teatro Maria Carta di Pula (Cagliari).
Con i tre concerti cagliaritani viene inaugurata anche la nuova iniziativa “Il Lirico in città”, finalizzata alla valorizzazione dei centri culturali, alla diffusione della grande musica in zone dove raramente è possibile ascoltarla dal vivo e all’ampliamento del pubblico.
«Una novità della quale sono entusiasta, per la prima volta si cerca di uscire dai confini chiusi del teatro per aprirsi alla città», commenta Gianfriddo.
«Non vogliamo più aspettare il pubblico sul palcoscenico ma, al contrario, portare il palcoscenico dove c’è pubblico».
Dall’età di 5 anni ha consacrato la sua vita alla musica, trainato da una passione che gli scorreva nelle vene, a ritmo di percussioni. «Erano lo strumento che faceva più rumore e io, da bravo egocentrico, volevo attirare l’attenzione», racconta mentre sorride.
Presto diventa molto più di questo: dopo il diploma al Conservatorio di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze e il perfezionamento al Conservatoire Superieur de Musique di Ginevra, Gianfriddo inizia a vincere i primi concorsi.
Dopo i titoli raggiunti al Solo-Timpani del Teatro Lirico di Cagliari (1997), al Teatro alla Scala (2015) e alla Macao Orchestra (2019), che gli offrivano diverse possibilità lavorative, Filippo sceglie la Sardegna. «Ho vinto il concorso durante il mandato del sindaco Mariano Delogu, e quando andai a parlarci mi disse “Rifiuta tutte le altre opportunità, ti vogliamo noi”. E così decisi, senza mai pentirmi», spiega Gianfriddo.
«Sono profondamente legato alla Sardegna, da ormai 26 anni, e sono fiero di essere cresciuto insieme al teatro che, per me, è il più importante al mondo. Ho visto il Lirico evolversi insieme a me e, grazie alla mia esperienza, posso dire che è uno dei teatri con la qualità più alta, oltre che un bellissimo ambiente, stimolante e sereno, dove fare arte e farla amare è una priorità».
Non solo un teatro ma una fondazione con importanti collaborazioni di calibro nazionale e internazionale: «In questi anni abbiamo portato alto il nome della Sardegna in giro per il mondo, e ne vado fiero. Oltre ad aver avuto modo, grazie alle precedenti edizioni di “Un’isola in Musica” di raggiungere tutti i territori della regione, da Sassari a Olbia, da Nuoro a Oristano, con i piccoli comuni compresi, e suonare in luoghi stupendi».
Una passione così sentita, la sua, da aver sentito forte l’esigenza di trasmetterla: Gianfriddo insegna anche percussioni alla scuola civica di Cagliari. «Mi rivedo tanto nei miei allievi. Bambini di 6,7,8 anni ai quali posso trasmettere la gioia di fare musica, per tenere viva un arte che accresce le persone. Lo trovo un arricchimento professionale impareggiabile».
«La musica rispecchia la civiltà di un Paese. E l’arte serve per far capire il senso della vita. Piantare semi che germoglieranno nel futuro, è un grosso impegno. Bisogna far amare la musica, la mia missione è abbracciare le persone e portarle nella dimensione dell’anima. Non c’è parola, nella musica, ma con le note si toccano corte che nessun’altra arte riesce a “suonare”».