Dopo gli ultimi due successi editoriali, "Dialogo tra un cinico ed un sognatore" edito da Rizzoli e scritto a quattro mani con Piergiorgio Odifreddi e "Serendipity, 50 storie di successi nati per caso" edito da Slow Food, Oscar Farinetti torna in libreria con "Never Quiet, la mia storia (autorizzata malvolentieri)" edito da Rizzoli.
Il guru di Eataly, l'impero delle eccellenze dell'agro alimentare italiano nel mondo che conta oltre 8.600 dipendenti con punti vendita e store espositivi in oltre 10 nazioni, ripercorre alcuni momenti delle sue straordinarie tappe imprenditoriali a conferma delle doti di visione di un capitano d'industria che ha rischiato in proprio cercando sempre un equilibrio virtuoso tra qualità, costi d'esercizio, ricavi e ritorno d'immagine.
Insomma una ricetta vincente che ne fa uno degli italiani più ascoltati a livello mondiale nel campo del buon cibo made in Italy.
Oggi esce il suo nuovo libro. Perché si racconta malvolentieri?
"Perché non mi piace chi parla di sé, me compreso. Infatti il libro non l'ho scritto io, ma la mia scimmietta. Lei vive da 67 anni sulla mia spalla e mi impone di non stare mai quieto. È stata lei a scriverlo, lei a dire cose che io non avrei mai confessato, lei a trovarsi l'editore, lei a supplicarmi di approvarlo. In pratica si è trattato di una violenza. Debbo tuttavia ammettere che il risultato finale è speciale. Si tratta del cammino di un ragazzo diventato adulto nella seconda parte del secolo scorso e che poi sta diventando anziano nei primi anni del nuovo millennio. Un bambino, poi ragazzo, poi adulto, poi anziano… negli anni del miracolo economico, poi rivoluzione digitale, infine emergenza ambientale… che si sbatte per lasciare il segno. Credo possa diventare uno strumento utile per chi abbia voglia di intraprendere. NEVER QUIET sarà un libro "mondiale" in quanto verrà pubblicato anche negli Usa e in alcuni Paesi europei. Eataly forse è più famosa all'estero che in Italia".
Il 2004 è l'anno di Eataly, cose è cambiato oggi?
"È cambiato che questo formato, partito come esperimento a Torino, oggi è diventato un fenomeno mondiale. 42 Eataly in 17 diverse nazioni del mondo. Chi l'avrebbe mai detto?".
Le eccellenze sarde come sono accolte nella Penisola e all'estero?
"Sono accolte bene, quanto meritano. L'Italia è campionessa mondiale della biodiversità, ogni Regione esprime una enogastronomia specifica d'eccellenza. E la Sardegna non è da meno delle altre Regioni. I formaggi di pecora e i vini sono i prodotti più venduti, ma anche tanti altri si fanno notare. Nei ristoranti di Eataly a New York, come nel resto del mondo, spesso appaiono piatti tipici sardi come la fregola, la zuppa gallurese o l'agnello con i carciofi".
 Molto spesso le produzioni di qualità dell'Isola arrivano dalle zone interne e dalle province. Cosa manca per valorizzare, oltre le coste, le altre ricchezze non solo della Sardegna ma di tutte le Regioni?
"Ogni volta che mi chiedono, dalle varie regioni italiane, cosa manca… rispondo "maggior impegno da parte vostra". Vale anche per la Sardegna e non è certo un rimprovero. Non si è mossa male la vostra Regione ultimamente per valorizzare le proprie eccellenze. Il mio modo di rispondere tende a sottolineare che non bisogna aspettare aiuti esterni, né conviene lamentarsi. Occorre sbattersi, non mollare mai. Si può sempre fare meglio… e il meglio sta nel rimboccarsi le maniche personalmente".
I tanti programmi televisivi aiutano a promuovere la cultura del buon cibo? 
"Dipende dai programmi. I migliori sono quelli che partono dalla terra, cioè dall'agricoltura, poi passano alla trasformazione, poi entrano in cucina, infine parlano del piatto. Perché il cibo di qualità e rappresentativo dei territori presenta una filiera ben precisa, che va rispettata. I programmi migliori dei migliori poi sono quelli che vanno all'estero e hanno accesso ai circuiti internazionali. Non c'è solo la televisione però. Oggi abbiamo a disposizione una rete digitale che ci può aiutare ad affrontare il mondo. Trovo importante per la Sardegna, visto che ha il mare più bello del mondo, ma anche luoghi centrali d'eccellenza, vista la sua posizione incredibile al centro del mediterraneo, legare turismo e enogastronomia in modo indissolubile: 'Vado sull'Isola più bella del mondo per degustare le sue prelibatezze, figlie di una latitudine e longitudine uniche al mondo, figlie dei venti'… eccetera".
Se Farinetti dovesse chiedere ad uno chef di preparare una cena per 10 ospiti a chi chiederebbe e cosa ci sarebbe nel menù?
"Lo chiederei a 20 cuochi di tradizione delle vecchie osterie italiane, magari anche qualche stellato. Uno per ogni regione d'Italia. Venti assaggi, uno per ogni Regione. Per la Sardegna sarei incerto tra fregola e porceddu. Non faccio nomi, ho troppi amici bravi. Sarebbe veramente imbarazzante dover scegliere… anche in Sardegna".
Sua moglie è fuori per lavoro. Chi invita a pranzo?
"Il mio vicino di casa di Novello, un paesino di mille abitanti. Lui è un postino in pensione che ora fa il contadino. È una persona semplice e sapiente, piena di valori". 
Lei è un grande imprenditore che ha sempre costruito successi, a quando l'impegno politico?
"Già faccio politica portando l'Italia nel mondo e creando posti di lavoro. Ritengo di farla da tanti anni, anche se per la verità oggi sono i miei figli a portare avanti questo tipo di attività "politica". Ora io scrivo e, se riesco a dire cose interessanti e a farmi leggere da tanti… anche questa è politica. Penserà mica che sia politica il teatrino delle mosse e contromosse per salire nei sondaggi elettorali? Infatti ritengo che NEVER QUIET, pur trattandosi di un romanzo autobiografico, possa essere letto come un saggio "politico"”. 
Conte o Draghi?
"Draghi. Mi piace molto. Tuttavia occorre ammettere che Conte si è sempre mosso senza radicalismi e con il senso della misura. Entrambi riceveranno NEVER QUIET".  
L.P.

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