Dalla terra dei centenari a quella con il maggior di numero di morti per coronavirus.

Quarantasette anni e natali a Lanusei, cuore dell'Ogliastra, lasciata vent'anni fa per inseguire il sogno di diventare cabarettista. Poi la vita è andata diversamente e si è scoperto regista e autore televisivo. Ora Pietro Mereu, primogenito di quattro e nonno materno pastore diventato sindaco di Urzulei per tre legislature, racconta la sua quarantena milanese.

Come sta andando?

"Sto trascorrendo la quarantena in venti metri quadri, a Milano, in un quartiere elegante ma in un contesto particolare: il B42".

Un tempo ex fortino della droga ora casa di artisti, studenti universitari e professionisti, che convivono con quel che resta del passato. Giornata tipo.

"Sino a poco tempo fa avevo tutti gli orari sfasati, ora mi sto regolarizzando. Sveglia alle 9, meditazione, colazione, doccia, qualche telefonata di lavoro e poi preparo il pranzo. Ho reimparato a cucinare, scoperto cibi sani e perso sei chili"

Ha imparato qualcos'altro?

"Chi sono i veri amici e ad ascoltare il silenzio. Che in realtà ho iniziato ad apprezzare nel 2013, quando passai dieci giorni in un monastero buddista, a Firenze".

Insonnia?

"Per diverse settimane ho alternato notti in bianco al sonno interrotto. Per paura del contagio, che in una città come Milano è forte".

Com'è cambiata Milano?

"Era la città della movida, degli aperitivi e della gente che andava veloce. Adesso è tutto lento. La locomotiva d'Italia si è fermata".

Cosa vede dalla sua finestra?

"Un altro palazzo, con la statua delle Madonna. Dentro abitano una trans che parla sempre al telefono, una famiglia di sudamericani che vive in un appartamento minuscolo, dei ragazzi che fanno i corrieri ed escono ogni giorno come prima. E poi ci sono, il custode Miguel, salvadoregno, scappato dalla violenza delle maras che prende il virus con stoicismo, e il mio amico Mahmoud, artista iraniano che ha una galleria d'arte nel loft dove trascorre la quarantena".

Solidarietà tra vicini?

"Se c'è non me ne accorgo, in compenso vedo una peruviana che butta acqua ossigenata nel corridoio di continuo".

Cosa le manca di più della vita normale?

"La socialità, incontrare i miei amici, i cinema, le mostre, i miei fratelli che sono tutti qui ma non vedo da mesi".

La realtà trasformata in film, che titolo sceglierebbe?

"Rinascere".

Credente?

"Agnostico, ma qualche volta da quando è iniziato tutto ho pregato".

L'Ogliastra sembra un paradiso incontaminato.

"Lo è, perché in questo momento non c'è neanche un contagiato".

Il segreto dell'immunità?

"Non si tratta di immunità. L'Ogliastra è sempre stata una zona isolata, un limite che oggi è diventato punto di forza. Unito alla disciplina, perché anche i paesi microscopici sono molto rispettosi delle regole e la gente è abituata al sacrificio, quindi stare a casa non pesa. E poi i centenari dalle mie parti vengono da sempre tenuti al sicuro, quasi in cassaforte come gioielli preziosi. Se il virus dovesse arrivare anche lì sarebbe una tragedia. L'ospedale di Lanusei non reggerebbe, è uno dei motivi per cui ho deciso di restare a Milano. Per rispetto dei miei conterranei e per stare dentro la storia".

Ultima volta in Sardegna?

"A fine gennaio, per la morte di mia madre".

C'è chi propone di far partire la sperimentazione della fase 2 in Sardegna.

"La Sardegna è diventata negli anni sede di basi militari e fabbriche inquinanti. Ben venga la sperimentazione, ma di cose più utili per la nostra terra. Pensino piuttosto a creare collegamenti efficaci col resto del mondo".

Previsioni per questa estate?

"Pagu genti bona festa, un'occasione per riflettere sulla fortuna di vivere in una terra meravigliosa".

In spiaggia col plexiglas.

"Terribile, a quel punto meglio non andare al mare. Ma la nostra Isola ha talmente tante spiagge che il distanziamento naturale è possibile".

Progetti futuri?

"Probabilmente tornerò definitivamente in Sardegna. Il prossimo lockdown voglio farlo con il rumore del mare che entra dalla finestra, con il profumo del mirto e quell'odore di Sardegna che solo chi ci è nato conosce".
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