Un capannone di Cologno Monzese, uno studio ora adibito a magazzino, una tv commerciale che muoveva i primi passi a caccia del punto G mentale, uno sponsor trevigiano - quel Panto che sarebbe poi morto in un tragico incidente in elicottero - un programma che andava in onda tardi per quei tempi, alle 22.30. Che scandalo! Era "Colpo Grosso". Infarcito di seni nudi, doppi sensi e televendite, per non parlare delle ragazze Cin Cin, o Portafortuna, indimenticabili e bellissime, con la stellina a coprire il capezzolo, che sarebbero diventate icone sexy di una generazione intera. Conduceva Umberto Smaila.

"Colpo Grosso" fu un fenomeno sociale insperato, riferimento di costume per molti attori, registi, personaggi politici dell'epoca. Si dice, per esempio, che durante una sua visita in Italia nel 1988 il regista Francis Ford Coppola ne rimase così affascinato da manifestare l'intenzione di acquistarne i diritti, per farne una produzione locale negli Stati Uniti. O che il colonnello Mu'ammar Gheddafi ne proibì la diffusione in tutto il Maghreb, ritenendo che la trasmissione fosse «una orribile distrazione dalla preghiera».
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